Lo
spinoso cammino della fede
Thomas: Accetto tutta la fede
cattolica e cerco di obbedire alla Chiesa, però la cultura cattolica non è
qualcosa a me connaturale. Ripeto, quell’obelisco pagano che si erge al centro
del colonnato di San Pietro, lo giudico troppo erotico. La religione barocca,
come l’arte barocca, giocava su questo erotismo distorto e semirepresso.
Anna: Io credo che malizioso sia
chi vede le cose in modo malizioso.
Thomas: Io sarei malizioso?
Non sono malizioso. Effettivamente la nostra Chiesa ha vissuto nel
Cinque–Seicento un’epoca di forte ambiguità. Credo nella Chiesa cattolica e
desidero che parli con una vera autorità evangelica, che parli da cuore a
cuore, che affermi la persona umana nella sua integrità e che faccia appello al
buon senso comune, come faceva Gesù con le sue parabole. Quella, per esempio,
della donna che spazza tutta la casa per ritrovare la moneta persa. Dio agisce
così, come una donna accorta che non lascia perdere nulla di valore. Desidero
che la Chiesa sia così, perché la Chiesa è il mio guru. Non è impossibile che
un discepolo veda il proprio guru smarrirsi. Tanto è vero, che Sri Yukteswar
dice al suo discepolo Yogananda, in una delle pagine più belle dell’Autobiografia di uno yoghi: “Se mai tu
mi vedessi decadere dal mio stato di perfetta unione con Dio, ti prego,
promettimi di porre il mio capo sul tuo petto e di aiutarmi a tornare all’Amato
Cosmico che entrambi adoriamo”.
Anna: Un’affermazione di
grande umiltà ma, in realtà, io credo che un vero guru non può mai perdere la
retta via.
Thomas: Sri Yukteswar ammette
questa possibilità e ha ragione. Quel bellissimo colloquio fra guru e discepolo
mi ha fatto capire una verità molto importante. Posso anche accettare che la
Santa Madre Chiesa decada in qualche modo dall’unione con il suo Sposo, Cristo.
I primi scrittori cristiani — i “Padri della Chiesa” — dicevano che la Chiesa
Vergine a volte mostra l’aspetto della casta
meretrix. Questa è l’antica sapienza cristiana, che ci aiuta ad accettare e
superare le colpe storiche della Chiesa. La Chiesa svolgerà il suo compito sino
alla fine dei tempi, ma le garanzie della sua fedeltà a Cristo e alla verità
sono ben definite e sono piuttosto poche. Invece non c’è alcuna garanzia per la
cupola; non ti posso promettere che sarà lì domani, tanto meno alla fine dei
tempi.
Anna: Sento il desiderio di
avvicinarmi al cristianesimo che fa parte, come tu dici, della mia cultura. Mi
affascina la figura del Cristo. Trovo profonde e intense le sue parole. Quando
leggo i Vangeli, sono sempre stupita dalla semplicità dei suoi discorsi che
mirano dritto al cuore. Immagino questo giovane dallo sguardo dolce e perso,
assediato dalla folla, camminare nelle stradine polverose della Giudea,
fermarsi a bere un bicchiere d’acqua, mangiare un po’ di pane. Ha soltanto
trent’anni ma ha nella mente una sapienza infinita e nel cuore un amore
immenso. Vive sapendo di morire. Per lui non c’è alba di felicità terrena ma
soltanto la tenebra oscura della prova, del sacrificio. Sale sul Golgota
trascinando una croce di legno, egli sa che in quell’ultimo finale dono di sé
nessuno potrà aiutarlo. E mi sembra di sentire il suo cuore battere più forte per
il dolore e la stanchezza, forse anche per la paura. E mi sembra di vedere
lacrime scendere dai suoi occhi. Sono gli occhi dei giovani di oggi, curiosi e
impreparati.
Thomas: Tu vivi il
cristianesimo con difficoltà, come tante persone oggi che vorrebbero
avvicinarsi a Cristo ma non a chi lo predica. Non dico che devi per forza
tornare cattolica praticante, ma nemmeno voglio lasciarti nella mediocrità di
un cattolicesimo scontato. Se vuoi meditare su Gesù Cristo, medita allora!
Anna: Tu vedi una Chiesa povera
come quella che voleva san Francesco, che pure ha avuto non pochi problemi a
far accettare le sue regole da papa Innocenzo III.
Thomas: Vedo una Chiesa che
segue l’esempio di san Francesco, di san Romualdo, di san Benedetto, dei primi
discepoli di Gesù. Sarei potuto vivere da cattolico se non mi fossi fatto
monaco? Sí, perché Dio mi ha dato questa fede.
Anna: Hai usato l’espressione,
“Dio mi ha dato questa fede”, quindi confermi quello che dicevo prima. La fede
è una grazia divina. Se Dio non te la dà, sei perduto.
Thomas: È una grazia divina
che mi è venuta prima dall’India e poi dalla Chiesa. Durante una permanenza in
India ho riletto l’Autobiografia di
Paramahansa Yogananda e quella di un suo discepolo americano, Kriyananda. Ho
rivissuto gli anni di amicizia con i giovani monaci della Self–Realization Fellowship a Los Angeles. Sono ricordi molti
belli. Devo molto a Yogananda e ai suoi discepoli.
Anna: Quanto conta l’ambizione
di diventare santi?
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