giovedì 4 ottobre 2018

Yoga e sincretismo religioso


Yoga e sincretismo religioso

Anna: La cultura e la civiltà che hanno prodotto la filosofia yoga sono antichissime. I primi testi risalgono forse a tremilacinquecento anni fa. Sono molto antecedenti alla venuta del Cristo. Lo Yoga è uno dei sistemi ortodossi della filosofia induista. Esistono vari sentieri di perfezione, il più conosciuto in occidente è sicuramente l’Hatha Yoga, praticato come ginnastica dolce; poi c’è la via dell’amore e della devozione, Bhakti; la via della ripetizione di suoni sacri, Mantra; il sentiero dell’azione compiuta senza attaccamento, Karma; la via della conoscenza e della saggezza, Jnana; la tecnica di concentrazione sui suoni astrali, Laya, e, infine, lo Yoga regale, Raja, che li comprende un po’ tutti.

Thomas: In realtà di “yoga” se ne conoscono centinaia; ogni scuola dell’induismo e del buddhismo ha il suo yoga. Ho studiato in modo speciale quelle scuole che vanno sotto il nome di “tantrismo”; lo yoga tantrico è stato l’argomento principale della mia tesi. La scoperta dello yoga in Occidente pone una questione al Cristianesimo, “Può il Cristianesimo essere cattolico? Può la Chiesa rischiare di essere tanto santa e cattolica da abbracciare tutte le possibili vie alla santità, compreso lo yoga?”.

Anna: Puoi spiegarti meglio? Che cosa significa che la Chiesa può rischiare di essere cattolica?

Thomas: Andare fuori dalla propria civiltà comporta rischi gravissimi. Lo yoga appartiene a una civiltà molto più antica della nostra. Come possiamo inoltrarci in quella selva oscura che è l’Oriente, che è l’India, che è lo yoga, senza correre un pericolo gravissimo, il rischio di snaturare tutto, anche il nostro dogma? Eppure la Chiesa, per essere veramente cattolica, deve affrontare questo rischio, se vuole annunciare il vangelo di Cristo come un messaggio universale.

Anna: Il progresso nasce indubbiamente dall’apporto di varie esperienze e culture, così la spiritualità può crescere grazie all’apporto di tutte le religioni. Forse soltanto riunendo le intuizioni, le esperienze dei mistici di tutto il mondo ci si può avvicinare a intuire l’Inesprimibile. Le parole in questo caso non servono.
   Uno scienziato che si mette a tavolino perché deve scoprire il segreto dei geni, fa tesoro di tutte le scoperte precedenti fatte da altri nei secoli. Così una persona spirituale, che vuole raggiungere Dio, utilizza tutte le strade che trova sul suo cammino. Questo non vuol dire che un giorno va a pregare in un tempio buddhista e un altro in un tempio induista, anche se non ci troverei nulla di strano. Qualunque tempio è la casa del Signore. Alla fine, inevitabilmente, sceglie la propria strada, più congeniale per cultura o per temperamento, ma se conosce le altre, saprà rispettarle e amarle. E, di conseguenza, saprà rispettare e amare tutti i popoli.

Thomas: Dissi allo scienziato Fritjof Capra, nel nostro libro L’Universo come dimora[i]: “Come nelle scienze così nella teologia nascono nuovi paradigmi, cioè modi nuovi di pensare la fede, quando essa incontra nuovi input culturali”. All’inizio, una novità culturale può essere giudicata incompatibile con la tradizione dottrinale. Nel Medio Evo la riscoperta della Metafisica di Aristotele, insieme con i suoi commentatori arabi mussulmani, provocò san Tommaso a creare la Summa, la nuova teologia per i suoi tempi. Una teologia che sotto diversi aspetti rompeva con quella vecchia.
   Oggi la Chiesa, perché sia cattolica, deve perdersi nella selva oscura delle culture che non hanno conosciuto il sincretismo del Cristianesimo con l’impero romano. Poiché la famosa cupola è sincretismo, com’è sincretismo puro il motto di Costantino, In hoc signo vinces, “Con questo segno vincerai”. Il sincretismo fra Cristianesimo e impero riuscì a trasformare la croce di Gesù in uno stendardo militare. Allora, quale sincretismo? Oppure, quale cattolicità? Capisco se un cardinale mette in guardia contro il sincretismo. Mi dispiace se vede pericoli solo nell’accostare alla tradizione della Chiesa le pratiche spirituali tipo yoga e zen.

Anna: Ricordo le polemiche che suscitò il documento dell’allora cardinale Ratzinger sulla meditazione. E quelle che suscitò la sua intervista al settimanale francese l’Express, dove definiva il buddhismo una forma di “autoerotismo spirituale” e la reincarnazione un “ciclo infernale”. Tanta intolleranza e tanta mancanza di rispetto uccidono il dialogo tra le religioni, che pure Giovanni Paolo II ha cercato di portare avanti. Così mentre la Cittadella di Assisi pubblicava il libro Dharma e Vangelo, due progetti di salvezza a confronto, gli atti di un incontro interreligioso avvenuto nel 1995, il cardinale Ratzinger, poi divenuto Papa Benedetto XVI, procedeva come un “Panzer”, termine usato nel titolo dell’Express, per schiacciare la coscienza dei cattolici.

Thomas: Il termine “Panzer” è offensivo e non giova per niente al dialogo. Il vero dialogo interreligioso si fa alla base, fra le persone di fede e fra le comunità locali. All’incontro su Dharma e Vangelo sono intervenuto con Gianpietro Sonô Fazion, un buddhista italiano molto disponibile al dialogo e altrettanto consapevole dell’importanza culturale del cattolicesimo in Italia. Il contesto comunitario e laico della Cittadella ha favorito non solo la libera espressione delle convinzioni di ognuno ma un vero “parlare da cuore a cuore” — cor ad cor loquitur, secondo il motto del Cardinal Newman.



[i]Fritjof Capra, David Steindl-Rast, con Thomas Matus, L’universo come dimora. Conversazioni tra scienza e spiritualità (Feltrinelli Editore, 1991).

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