Angeli
e demoni
Thomas: Stravinskij era un
credente ossessionato dal demonio, ma la sua ossessione l’ha spinto a creare
due opere di grande importanza nella musica del Novecento. La prima è quella Storia del soldato basata sulla favola
russa che mio nonno raccontava. La storia finisce male, il soldato Giuseppe è
trascinato via a tempo di ragtime dal diavolo esultante per la sua preda.
L’altra opera, il capolavoro stravinskiano di teatro lirico, è The Rake’s Progress, “La carriera d’un
libertino”. I personaggi principali sono Tom Rakewell (“libertino” in inglese
si dice “rake”), la sua fidanzata
Anna, e il demonio Nick Shadow, Nicola Ombra. La trama conduce a una partita
finale di carte, con l’anima di Tom in palio. Con l’aiuto di Anna, Tom vince,
si conserva l’anima, ma perde la ragione. Ora, quel che si deve ricordare è la
teologia russa che ispirava Stravinskij, a livello di fede personale: la
convinzione che, seppure il demonio imperversi e imperi in questo mondo del
tempo, l’eternità appartiene solamente a Dio e alla sua misericordia. Per cui,
secondo la pietà russo–ortodossa, è lecito sperare che anche il povero soldato
Giuseppe potrà uscire dall’inferno e riavere il suo violino.
Anna: In tutte le religioni
c’è una figura malefica che tenta l’uomo; ha soltanto nomi diversi. Durante
l’Illuminismo, il Positivismo, si sorrideva al pensiero del demonio con le
corna e la coda. Oggi se ne torna a parlare con rispetto e consapevolezza.
Potremmo dire che il diavolo è tornato di moda? Gandhi, invece, preferiva
sottolineare che i soli demoni del mondo sono quelli che corrono dentro i
nostri cuori.
Thomas: Non m’importa se il
diavolo è tornato di moda. L’importante è che si sta facendo una rilettura
generale dell’esperienza di realtà invisibili. Si ha una nuova fiducia nelle
esperienze e nelle intuizioni che vanno di là della logica, della ragione, del pensiero
scientifico, anche perché il pensiero scientifico ci ha messo nei guai. Allora
si rivaluta l’aspetto simbolico e intuitivo del pensiero.
Anna: Vorrei conoscere le tue
esperienze personali. Hai mai incontrato nel tuo cammino presenze diaboliche? Hai
avvertito qualche volta la presenza del demonio?
Thomas: Non do per scontato il
paranormale. Qualche volta ho sentito una presenza negativa, ma è difficile
decifrare l’esperienza. Forse dal mio inconscio emergono ricordi infantili di
persone che mi hanno fatto paura. Due o tre volte, mentre ero in India, ho
avuto di notte dei “flash” che non ho saputo interpretare. Ho visto qualche
faccia malevola, poco raccomandabile. Una notte mi è apparso un essere come
quella specie di lucertolone con le spine che vive nel deserto dell’Arizona.
Aveva, sí, delle corna che spuntavano da tutte le parti. Mi sono raccolto, ho
fatto la preghiera di Gesù. È questa la risposta da dare a quel tipo di
presenza, invocare il Nome.
Anna: Le persone definite
“indemoniate” non possono essere semplicemente delle persone malate, che hanno
problemi, per esempio, di scissione della personalità, di schizofrenia? Un
giorno ho assistito a Roma a una messa officiata dall’allora vescovo Milingo,
prima della sua breve esperienza matrimoniale, e devo dire che mi colpì molto
una ragazza che urlava e si dimenava in fondo alla chiesa mentre c’era un uomo
che tentava di trattenerla e di imporle un crocefisso sulla fronte. Lei
bestemmiava, mi sembrava più per quella costrizione che perché fosse realmente
posseduta dal demonio.
Thomas: In tantissimi casi si
tratta di malattie, di turbe mentali, o in alcuni casi di fenomeni paranormali.
C’è un residuo inspiegabile in termini di medicina, di psichiatria o di
parapsicologia.
Anna: Un residuo che è trattato
con gli esorcismi; soltanto alcuni sacerdoti, con il permesso del Vaticano,
possono confrontarsi con il demonio. La Chiesa ammette che per combattere il
Male ci vuole una particolare esperienza e preparazione.
Thomas: Gli esorcismi sono
rari, e non m’interessano, perché non fanno parte della mia esperienza
religiosa, che è di solarità, di luce, di gioia, non soltanto di tenebre e di
dolore.
Anna: In questa tua esperienza
solare, non hai avuto mai l’esperienza del demonio, dell’ombra? Non sei mai stato
tentato come il Buddha sotto l’albero?
Thomas: Sono stato tentato.
Vivere è essere tentati; la fede è sempre una fede tentata, altrimenti non vale
la pena. La vita senza una prova è una noia insopportabile.
Anna: La vita è una prova
continua?
Thomas: In parte la vita è una
prova, ma il problema non è qui. Troppe persone religiose proiettano su Dio le
caratteristiche del demonio e ne fanno un “Dio” potente e cattivo. Non avendo
un rapporto profondamente religioso e fiducioso con Dio, sono ossessionati dai
demoni. Tale ossessione li distrae dallo scopo della vita religiosa, che è di
vivere un rapporto diretto con Dio.
Anna: Vivere un rapporto
diretto con Dio è quello che cerco disperatamente da molti anni, ma senza
riuscirci. Dio non mi risponde.
Thomas: Sei in ottima
compagnia, perché sono tanti i santi e le sante che si sono lamentati con Dio:
“Signore, dove sei?”. Diceva sant’Antonio Abate dopo le sue tentazioni: “Quando
si affollavano i demoni attorno a me, Signore, dov’eri?”. Gli rispose: “Ero in
te, lottando contro i demoni”.
Beato chi desidera vedere Dio, perché lo
vedrà, questo è il significato del “Beati i puri di cuore”. La purezza del
cuore non ha altro significato che questa messa a fuoco del desiderio e
dell’attenzione. Fa’ attenzione all’unica cosa necessaria e vedrai Dio. È come
ascoltare la musica contemporanea, una sonata di Shostakovich, un’opera di
Penderecki o una musica d’avanguardia, estremamente dissonante, che rifiuta i
canoni dell’armonia classica e romantica. Bisogna farci l’orecchio, e allora si
comincia a capire il discorso.
Anna: Se il diavolo esiste, a
maggior ragione dovrebbero esistere gli angeli. In questi ultimi anni c’è stato
un vero proliferare di libri sugli angeli, scritti da coloro che dichiarano di
avere un filo diretto con l’angelo custode, con cherubini e serafini. Pochi
sono quelli interessanti. Il filosofo tedesco Rudolf Steiner ha dedicato molti
libri alle gerarchie celesti. E anche il cinema si è soffermato sugli angeli in
modo nuovo, penso al bel film di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino. Le nostre chiese sono piene di angeli
svolazzanti tra le nuvole, alcuni bellissimi, dipinti dai nostri maggiori
artisti del Rinascimento.
Thomas: Gli angeli
sovrabbondano, anche se è infantile parlare in termini di numero, quante truppe
ha Satana, quante ne ha san Michele. Nell’insieme delle cose il male non è
uguale al bene, perché l’universo è fatto per il bene, fu creato buono, ed è
fatto per un fine buono. La sostanza della rivelazione cristiana è la sconfitta
definitiva del male; la sua sconfitta è già stata decretata con la morte di
Gesù in croce. Dice Gesù, con quella sua frase così dolce: “Non temete, piccolo
gregge: io ho vinto il mondo”. Qui, “mondo” significa un sistema di potere dove
la malignità degli uomini riflette quella degli spiriti maligni.
Anna: Una sera tornavo dal
lavoro, avevo appena chiuso la porta di casa alle mie spalle e davanti a me
c’erano il buio e il silenzio del mio appartamento. Dal cuore mi salì
istintivamente uno scoramento e un pensiero: “Nessuno mi ama”. In quell’istante
sentii improvvisamente un’onda di tenerezza e di calore avvolgermi
completamente e darmi una grande gioia. Dopo molti anni non saprei ancora come
spiegare quell’emozione così netta, così viva. Non ho mai pensato che potesse
essere un angelo, d’altra parte se fosse stata una persona cara morta forse
avrei dovuto riconoscerla. Comunque, rimane uno dei tanti misteri della mia
vita. Tu che da trentacinque anni vivi unicamente nella preghiera e nella
meditazione, chissà quante volte avrai avvertito presenze angeliche.
Thomas: In qualche modo, sì.
Quando avevo dodici o tredici anni, ho fatto un sogno. Muoio per una pallottola
al cuore e mi ritrovo sospeso nello spazio, che non è nero ma azzurro,
l’azzurro dorato del cielo di primavera. Mi ci trovo sospeso e vedo venire
verso di me piccoli globi di luce, sono gli angeli venuti ad accompagnarmi
verso l’ingresso del Paradiso.
Anna: Lo vedrei piuttosto — e
perdonami questa semplificazione psicoanalitica — come un sogno premonitore della
tua scelta monastica. Qualcuno o qualcosa ti uccide; il proiettile ti colpisce
al cuore e tu muori sul piano materiale, però rinasci su quello spirituale.
Thomas: Accetto la tua
interpretazione. Qualcosa mi trafigge il cuore, m’infligge una ferita metaforica.
Comunque, credo che il sogno significhi soprattutto che nel profondo della mia
psiche avevo una visione positiva della realtà; vivevo nella speranza. Perché
anche se muoio, vivo; se sono abbandonato da tutti, sono pure accompagnato
dagli angeli.
Anna: Che cosa ti è successo a
dodici anni?
Thomas: Vivevo con dolore i
guai dei miei genitori, il punto abissale dell’alcolismo di mio padre, il
secondo ricovero in ospedale di mia madre ammalata di tubercolosi, infine la
definitiva rottura del loro matrimonio.
Anna: Eri talmente spaventato
e traumatizzato dalle vicende familiari che hai deciso di chiudere con quel
mondo che per te rappresentava l’alcolismo, la malattia, l’inimicizia, il non
amore e quindi ti sei detto: nulla e nessuno potrà mai più deludermi, perché
nella vita avresti incontrato amici o compagne o mogli che potevano farti
soffrire. Non si può stipulare un contratto per l’eternità. Quando ci si sposa,
non si sa mai quello che può succedere dopo, com’è stato per i tuoi genitori.
La vita ci offre soltanto due possibilità: mettersi da parte e scegliere la
sicurezza, mettersi in gioco e scegliere la sofferenza.
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