giovedì 4 ottobre 2018

Angeli e demoni


Angeli e demoni

Thomas: Stravinskij era un credente ossessionato dal demonio, ma la sua ossessione l’ha spinto a creare due opere di grande importanza nella musica del Novecento. La prima è quella Storia del soldato basata sulla favola russa che mio nonno raccontava. La storia finisce male, il soldato Giuseppe è trascinato via a tempo di ragtime dal diavolo esultante per la sua preda. L’altra opera, il capolavoro stravinskiano di teatro lirico, è The Rake’s Progress, “La carriera d’un libertino”. I personaggi principali sono Tom Rakewell (“libertino” in inglese si dice “rake”), la sua fidanzata Anna, e il demonio Nick Shadow, Nicola Ombra. La trama conduce a una partita finale di carte, con l’anima di Tom in palio. Con l’aiuto di Anna, Tom vince, si conserva l’anima, ma perde la ragione. Ora, quel che si deve ricordare è la teologia russa che ispirava Stravinskij, a livello di fede personale: la convinzione che, seppure il demonio imperversi e imperi in questo mondo del tempo, l’eternità appartiene solamente a Dio e alla sua misericordia. Per cui, secondo la pietà russo–ortodossa, è lecito sperare che anche il povero soldato Giuseppe potrà uscire dall’inferno e riavere il suo violino.

Anna: In tutte le religioni c’è una figura malefica che tenta l’uomo; ha soltanto nomi diversi. Durante l’Illuminismo, il Positivismo, si sorrideva al pensiero del demonio con le corna e la coda. Oggi se ne torna a parlare con rispetto e consapevolezza. Potremmo dire che il diavolo è tornato di moda? Gandhi, invece, preferiva sottolineare che i soli demoni del mondo sono quelli che corrono dentro i nostri cuori.

Thomas: Non m’importa se il diavolo è tornato di moda. L’importante è che si sta facendo una rilettura generale dell’esperienza di realtà invisibili. Si ha una nuova fiducia nelle esperienze e nelle intuizioni che vanno di là della logica, della ragione, del pensiero scientifico, anche perché il pensiero scientifico ci ha messo nei guai. Allora si rivaluta l’aspetto simbolico e intuitivo del pensiero.

Anna: Vorrei conoscere le tue esperienze personali. Hai mai incontrato nel tuo cammino presenze diaboliche? Hai avvertito qualche volta la presenza del demonio?

Thomas: Non do per scontato il paranormale. Qualche volta ho sentito una presenza negativa, ma è difficile decifrare l’esperienza. Forse dal mio inconscio emergono ricordi infantili di persone che mi hanno fatto paura. Due o tre volte, mentre ero in India, ho avuto di notte dei “flash” che non ho saputo interpretare. Ho visto qualche faccia malevola, poco raccomandabile. Una notte mi è apparso un essere come quella specie di lucertolone con le spine che vive nel deserto dell’Arizona. Aveva, sí, delle corna che spuntavano da tutte le parti. Mi sono raccolto, ho fatto la preghiera di Gesù. È questa la risposta da dare a quel tipo di presenza, invocare il Nome.

Anna: Le persone definite “indemoniate” non possono essere semplicemente delle persone malate, che hanno problemi, per esempio, di scissione della personalità, di schizofrenia? Un giorno ho assistito a Roma a una messa officiata dall’allora vescovo Milingo, prima della sua breve esperienza matrimoniale, e devo dire che mi colpì molto una ragazza che urlava e si dimenava in fondo alla chiesa mentre c’era un uomo che tentava di trattenerla e di imporle un crocefisso sulla fronte. Lei bestemmiava, mi sembrava più per quella costrizione che perché fosse realmente posseduta dal demonio.

Thomas: In tantissimi casi si tratta di malattie, di turbe mentali, o in alcuni casi di fenomeni paranormali. C’è un residuo inspiegabile in termini di medicina, di psichiatria o di parapsicologia.

Anna: Un residuo che è trattato con gli esorcismi; soltanto alcuni sacerdoti, con il permesso del Vaticano, possono confrontarsi con il demonio. La Chiesa ammette che per combattere il Male ci vuole una particolare esperienza e preparazione.

Thomas: Gli esorcismi sono rari, e non m’interessano, perché non fanno parte della mia esperienza religiosa, che è di solarità, di luce, di gioia, non soltanto di tenebre e di dolore.

Anna: In questa tua esperienza solare, non hai avuto mai l’esperienza del demonio, dell’ombra? Non sei mai stato tentato come il Buddha sotto l’albero?

Thomas: Sono stato tentato. Vivere è essere tentati; la fede è sempre una fede tentata, altrimenti non vale la pena. La vita senza una prova è una noia insopportabile.

Anna: La vita è una prova continua?

Thomas: In parte la vita è una prova, ma il problema non è qui. Troppe persone religiose proiettano su Dio le caratteristiche del demonio e ne fanno un “Dio” potente e cattivo. Non avendo un rapporto profondamente religioso e fiducioso con Dio, sono ossessionati dai demoni. Tale ossessione li distrae dallo scopo della vita religiosa, che è di vivere un rapporto diretto con Dio.

Anna: Vivere un rapporto diretto con Dio è quello che cerco disperatamente da molti anni, ma senza riuscirci. Dio non mi risponde.

Thomas: Sei in ottima compagnia, perché sono tanti i santi e le sante che si sono lamentati con Dio: “Signore, dove sei?”. Diceva sant’Antonio Abate dopo le sue tentazioni: “Quando si affollavano i demoni attorno a me, Signore, dov’eri?”. Gli rispose: “Ero in te, lottando contro i demoni”.
   Beato chi desidera vedere Dio, perché lo vedrà, questo è il significato del “Beati i puri di cuore”. La purezza del cuore non ha altro significato che questa messa a fuoco del desiderio e dell’attenzione. Fa’ attenzione all’unica cosa necessaria e vedrai Dio. È come ascoltare la musica contemporanea, una sonata di Shostakovich, un’opera di Penderecki o una musica d’avanguardia, estremamente dissonante, che rifiuta i canoni dell’armonia classica e romantica. Bisogna farci l’orecchio, e allora si comincia a capire il discorso.

Anna: Se il diavolo esiste, a maggior ragione dovrebbero esistere gli angeli. In questi ultimi anni c’è stato un vero proliferare di libri sugli angeli, scritti da coloro che dichiarano di avere un filo diretto con l’angelo custode, con cherubini e serafini. Pochi sono quelli interessanti. Il filosofo tedesco Rudolf Steiner ha dedicato molti libri alle gerarchie celesti. E anche il cinema si è soffermato sugli angeli in modo nuovo, penso al bel film di Wim Wenders Il cielo sopra Berlino. Le nostre chiese sono piene di angeli svolazzanti tra le nuvole, alcuni bellissimi, dipinti dai nostri maggiori artisti del Rinascimento.

Thomas: Gli angeli sovrabbondano, anche se è infantile parlare in termini di numero, quante truppe ha Satana, quante ne ha san Michele. Nell’insieme delle cose il male non è uguale al bene, perché l’universo è fatto per il bene, fu creato buono, ed è fatto per un fine buono. La sostanza della rivelazione cristiana è la sconfitta definitiva del male; la sua sconfitta è già stata decretata con la morte di Gesù in croce. Dice Gesù, con quella sua frase così dolce: “Non temete, piccolo gregge: io ho vinto il mondo”. Qui, “mondo” significa un sistema di potere dove la malignità degli uomini riflette quella degli spiriti maligni.

Anna: Una sera tornavo dal lavoro, avevo appena chiuso la porta di casa alle mie spalle e davanti a me c’erano il buio e il silenzio del mio appartamento. Dal cuore mi salì istintivamente uno scoramento e un pensiero: “Nessuno mi ama”. In quell’istante sentii improvvisamente un’onda di tenerezza e di calore avvolgermi completamente e darmi una grande gioia. Dopo molti anni non saprei ancora come spiegare quell’emozione così netta, così viva. Non ho mai pensato che potesse essere un angelo, d’altra parte se fosse stata una persona cara morta forse avrei dovuto riconoscerla. Comunque, rimane uno dei tanti misteri della mia vita. Tu che da trentacinque anni vivi unicamente nella preghiera e nella meditazione, chissà quante volte avrai avvertito presenze angeliche.

Thomas: In qualche modo, sì. Quando avevo dodici o tredici anni, ho fatto un sogno. Muoio per una pallottola al cuore e mi ritrovo sospeso nello spazio, che non è nero ma azzurro, l’azzurro dorato del cielo di primavera. Mi ci trovo sospeso e vedo venire verso di me piccoli globi di luce, sono gli angeli venuti ad accompagnarmi verso l’ingresso del Paradiso.

Anna: Lo vedrei piuttosto — e perdonami questa semplificazione psicoanalitica — come un sogno premonitore della tua scelta monastica. Qualcuno o qualcosa ti uccide; il proiettile ti colpisce al cuore e tu muori sul piano materiale, però rinasci su quello spirituale.

Thomas: Accetto la tua interpretazione. Qualcosa mi trafigge il cuore, m’infligge una ferita metaforica. Comunque, credo che il sogno significhi soprattutto che nel profondo della mia psiche avevo una visione positiva della realtà; vivevo nella speranza. Perché anche se muoio, vivo; se sono abbandonato da tutti, sono pure accompagnato dagli angeli.

Anna: Che cosa ti è successo a dodici anni?

Thomas: Vivevo con dolore i guai dei miei genitori, il punto abissale dell’alcolismo di mio padre, il secondo ricovero in ospedale di mia madre ammalata di tubercolosi, infine la definitiva rottura del loro matrimonio.

Anna: Eri talmente spaventato e traumatizzato dalle vicende familiari che hai deciso di chiudere con quel mondo che per te rappresentava l’alcolismo, la malattia, l’inimicizia, il non amore e quindi ti sei detto: nulla e nessuno potrà mai più deludermi, perché nella vita avresti incontrato amici o compagne o mogli che potevano farti soffrire. Non si può stipulare un contratto per l’eternità. Quando ci si sposa, non si sa mai quello che può succedere dopo, com’è stato per i tuoi genitori. La vita ci offre soltanto due possibilità: mettersi da parte e scegliere la sicurezza, mettersi in gioco e scegliere la sofferenza.

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