Gesù
e l’eros
Anna: Nei Vangeli non c’è
nessuna indiscrezione sul lato affettivo, sessuale della vita di Cristo, eppure
una personalità così carica, come la sua, di amore e trasporto per tutti, non
può non aver amato anche in senso umano. Questo non vuol dire necessariamente che
abbia avuto rapporti sessuali, anche se, a mio avviso, non avrebbe cambiato il
senso della sua missione.
Thomas: Il Cantico dei Cantici
risponde a tutte le domande che non si possono rivolgere a Gesù. Gesù ha letto
il Cantico dei Cantici, l’ha sentito cantare alla festa di Pasqua, e quindi il
suo senso dell’amore umano, dell’eros è stato formato da quel libro biblico.
L’eros di Gesù era tutt’uno con la sua Persona, quindi il suo lato
affettivo-sessuale mostrava le stesse qualità presenti in tutti i suoi rapporti
interpersonali, quelli con la Maddalena e con Pietro, con sua Madre e con
l’amico Lazzaro. Tutti i rapporti di Gesù erano ricchi di eros, ma questo
veniva integrato da tutte le altre dimensioni dell’amore. “Eros” è l’unico dei
tre termini greci per l’amore che ancora si usa nel parlato comune. I greci
analizzavano l’amore in tre diverse sfaccettature, i romani e noi moderni non
sappiamo cosa fare delle loro distinzioni: eros,
agape, filia. Non saprei nemmeno tradurle in termini della psicologia moderna.
Però c’è una certa sapienza in quest’articolazione analogica del concetto
amore, poiché Gesù amava ciascuna persona in un modo particolarmente adatto a
quella persona e alla sua capacità di rispondere amando.
Anna: Gesù non ha mai parlato
di castità?
Thomas: Ha parlato dell’amore.
Parlando della fedeltà nel rapporto uomo-donna Gesù fece appello alla fedeltà
verso la creazione. “Torna alla tua natura”, è il senso implicito del discorso
sul divorzio in Matteo 19. “Torna al tuo cuore, torna come Dio ti ha fatto e
troverai dentro di te, come creatura di Dio, questa necessità di focalizzare il
tuo amore e la tua vita sessuale in un rapporto stabile, che rifletta l’unità e
la fedeltà di Dio”. Sul piano dell’ortodossia dogmatica non c’è questione della
sessualità di Gesù; del suo stato civile non si dice nulla nelle classiche
definizioni dogmatiche. E se fosse stato sposato? Non toglierebbe nulla alla
sua divinità e quindi non sarebbe un’eresia. Per esempio, avrebbe potuto essere
vedovo, anche se questo appare del tutto inverosimile. Mentre i Vangeli dicono
che Pietro aveva lasciato a casa la moglie per seguire Gesù, del Maestro è
scritto soltanto che è il figlio di Maria e del falegname di Nazaret.
Anna: Ma non aveva fratelli? C’è un passo del Vangelo che indica
questa circostanza.
Thomas: Il termine greco per
fratelli, adelphoi, significa figli
della stessa madre. Gesù e i suoi parlavano un’altra lingua, l’aramaico, in cui
un solo termine può significare vari tipi di parentela, fratello, cugino,
genero, zio.
Anna: Gesù era così puro, così
divino, che non aveva bisogno di un rapporto fisico per entrare in unione con
un’altra persona. Il rapporto si realizzava su un altro piano.
Thomas: Quando si è divini si
sa che il sesso è puro, il sesso è divino.
Anna: La Chiesa cattolica mi
ha insegnato che il sesso è sporco, tutt’altro che divino. E che il corpo umano
va fustigato, purificato, mortificato.
Thomas: Rispondo a questa
sciocchezza con una battuta americana: “Sex
is something dirty; save it for someone you love!”, in altre parole, “Il
sesso è qualcosa di sporco; conservalo per donarlo a chi ami”. Insomma, devo
donare una cosa sporca soprattutto alla persona che amo di più — non ti pare
assurdo?
Anna: Dobbiamo arrivare
all’”Amoris Laetitia” di Papa Francesco per trovare parole veramente nuove e
rivoluzionarie sull’amore. “Dio stesso ha creato la sessualità che è un regalo
meraviglioso per le sue creature”, “è un dono di Dio che abbellisce l’incontro
tra gli sposi”. L’enciclica di Papa Francesco insiste anche sulla tenerezza e
l’affetto che deve unire un uomo e una donna, rifiutando il concetto della
sessualità “usa e getta” dominata dall’egoismo della società moderna. Inoltre
chiarisce le parole di San Paolo “che la donna sia sottomessa”al marito, come
espressioni legate a “categorie culturali proprie dell’epoca”. Ha concesso,
infine, la comunione ai divorziati risposati, anche se sarà il vescovo a
valutare caso per caso. E per gli omosessuali ha invocato prudenza e misericordia.
Thomas:
Se abbiamo dovuto aspettare fino al papato di Francesco I per sentirci dire:
“Dio stesso ha creato la sessualità che è un regalo meraviglioso”, è perché ci
siamo dimenticati del Cantico dei Cantici. È vero che i commentari medioevali
tendevano a spiritualizzare quel libro sapienziale del Primo Testamento, ma i
veri mistici, come Santa Gertrude la Grande e Santa Teresa d’Avila, tenevano in
mente la dimensione corporea della loro unione col Signore e la sperimentavano
in modo quasi erotico, pur nello stato verginale. Eppure sono rivoluzionarie le
parole e soprattutto il tono di voce del papa sudamericano.
Anna: La sessualità nei secoli
è sempre stata controllata dalla Chiesa, che ha indicato con chi, come, dove,
quando e perché andava vissuta. Di fatto, soltanto con Freud e Jung i poveri
cattolici hanno trovato un aiuto per risollevarsi dai terribili sensi di colpa,
dalle nevrosi, dalle frustrazioni legate alla sessualità, perché tutti noi
occidentali siamo stati educati a questa visione punitiva della sessualità. E
non si capisce perché, dato che i primi padri della Chiesa avevano una famiglia
e i Papi, per un certo periodo storico, hanno avuto amanti e figli. E san Paolo
nella sua lettera a Timoteo scrive: “E parlando del Vescovo, che sia
irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso,
ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento, ma benevolo,
non litigioso, non egoista, sappia dirigere bene la propria famiglia, abbia
figli sottomessi con ogni dignità. Perché se uno non sa dirigere la propria
famiglia come potrà aver cura della Chiesa di Dio?”. Allora se san Paolo dice
queste cose, che era ben più vicino al Cristo della Chiesa attuale, che cosa è
successo nel corso dei secoli per far modificare questa posizione? Quando è
stata cambiata questa regola che concedeva anche al clero di avere famiglia?
Thomas: I concili medioevali
affermarono l’obbligo del celibato per il clero latino. Si tratta di una
questione canonica, sebbene già gli antichi canoni del quarto secolo dicano che
dopo l’ordinazione il prete e il vescovo non devono più vivere con la moglie.
Nel Nuovo Testamento c’è il modello della Chiesa domestica. Tutt’oggi nel
Veneto ci sono esperienze simili, case plurifamiliari che sono vere comunità
ecclesiali. Si potrebbe rinnovare questo modello di chiesa attraverso la Regola
di san Benedetto, adattata alle nuove situazioni, come fanno alcuni gruppi di
fedeli laici — persone celibi e sposate — in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Comunque, l’estrema negatività riguardo al sesso non corrisponde alla
tradizione cattolica; anche nel Seicento e fin quasi all’Ottocento non era
così. Se mi nascessero dei dubbi, potrei tranquillamente consultare i libri di
sant’Alfonso de’ Liguori e prendere quello che lui suggerisce. Sant’Alfonso
affronta le questioni etiche e morali con una saggezza molto equilibrata che
chiamerei tipicamente “napoletana”.
Anna: Invece san Tommaso e
sant’Agostino non sono altrettanto illuminati e illuminanti?
Thomas: Sant’Agostino è sempre
illuminante, ma non sul piano della morale. Sul piano dell’antropologia san
Tommaso d’Aquino parte da una premessa sbagliata, la donna sarebbe “un maschio
mancato”; quindi tutto è fuori posto. Preferisco il buon senso, l’equilibrio,
il calore umano di Alfonso de’ Liguori.
Rimango sempre un uomo del mio tempo, che da
adolescente già leggeva Freud e Jung. Ho posto le mie domande, ho guardato
dentro di me; vedo che tutto quanto appartiene alla mia natura è buono. Non
posso accettare discorsi negativi sul sesso; li respingo non soltanto in nome
della mia cultura laica, ma soprattutto in nome della mia fede cristiana.
Anna: Allora la Chiesa è
diventata sessuofoba nell’Ottocento?
Thomas: Pare di sì, anche se
il mutamento è cominciato alla fine del Cinquecento. Sin dalla Controriforma,
la Chiesa si è trovata sempre “contro” qualcosa: l’illuminismo, il liberalismo,
il marxismo, il comunismo e così via. Anche il clima mutò, ci fu una piccola
era glaciale, dal 1600 al 1800, anni d’inverni freddissimi, di estati
brevissime. Il cambiamento climatico ha inciso non poco sulla psiche dei
cristiani, faceva freddo, bisognava restare sempre vestiti, non fare mai il
bagno. Di qui il rigore eccessivo osservato in certe Congregazioni religiose
durante quei secoli.
Anna: Il mito della verginità!
Un mito più maschile che femminile, poiché un tempo l’uomo poteva rifiutare la
moglie se il giorno del matrimonio scopriva che non era più vergine. Maria
Goretti, uccisa il 5 luglio del 1902 con 14 colpi di punteruolo da un ventenne,
Alessandro Serenelli, santificata perché martire, è diventata il simbolo della
purezza, un esempio per tutte le donne. Aveva 11 anni, la descrivono magra,
denutrita, analfabeta. Era soltanto una bambina terrorizzata di essere uccisa,
come pensa qualcuno, oppure era realmente consapevole della verginità come bene
irrinunciabile? E la verginità come bene irrinunciabile è quello che ripetevano
continuamente le suore dove studiavo. Tanto che un giorno temetti di averla
persa perché un bambino mi aveva toccato. Ricordo la sofferenza e l’umiliazione;
nella mia mente infantile mi disperavo per qualcosa che non sapevo nemmeno cosa
fosse. Mi sentivo schiacciata dal senso di colpa e d’inutilità. Tanto da
desiderare di morire. Ma anche quello era peccato. Così, non mi rimase che
convivere con il dolore.
Thomas: Secondo la mia fede,
la verginità è un dono prezioso e Maria Goretti è un esempio attualissimo della
donna che resiste ai soprusi del maschio. Non avevo mai letto gli atti del
processo contro il suo assassino, finché non sono stati pubblicati dal
quotidiano L’Unità.
Anna: Nella sua Autobiografia, Yogananda non parla mai
dei suoi problemi affettivi, sessuali o erotici. Le persone molto avanzate
spiritualmente sono in sintonia con Dio, che senso ha continuare a trastullarsi
con i piccoli piaceri terreni? E’ come se un adulto continuasse a giocare con
il secchiello e la sabbia. Si sublima l’energia per scopi più elevati.
Thomas: La sublimazione è la
via del potere, non è la via della natura né dell’amore. Sublimare significa
trasferire le energie erotiche su altri piani — quello intellettuale, quello
dei tuoi affari, così fai il businessman di
successo, oppure fai l’artista per fini più nobili, ma è la stessa cosa. Alla
fine la sublimazione diventa una specie di tirannia interiore; non può essere
fruttuosa.
Anna: Non vedo la sublimazione
come una tirannia interiore, tanto meno la vedo infruttuosa. Imparare a
controllare la propria energia ed utilizzarla per scopi elevati non mi sembra
un fatto così negativo. D’altra parte il Kriya Yoga insegna proprio a
risvegliare la kundalini e a far
risalire l’energia dal muladhara chakra al
Loto dei mille petali.
Thomas: La sublimazione
psicologica è profondamente diversa dalla trasformazione delle energie che si
sperimenta nello yoga, com’è diversa dalla pratica della verginità monastica
secondo la visione di san Benedetto.
Anna: Comunque, se non si può
sublimare, che cosa si deve fare allora? Se non c’è una persona che ami, devi
comunque vivere la tua sessualità?
Thomas: Penso proprio di sì.
Così fanno tutte le persone di buona volontà e di buon senso. Dio ci ha creati
con la sessualità che permea ogni istante della nostra esistenza, ogni aspetto
della nostra vita, e ha creato questa risonanza, questa trama del tessuto della
nostra esistenza. È Dio che l’ha voluto.
Anna: Perché allora in tutte
le grandi religioni per i sacerdoti c’è il voto di castità? Per chi sceglie la
via spirituale c’è necessariamente il superamento della sessualità.
Thomas: Il superamento della
sessualità non l’ho trovato né in me stesso, né nei miei confratelli. Chi ha
una soglia alta del dolore non sperimenta le pulsioni sessuali con la stessa
intensità di una persona che ha una soglia bassa del dolore, che sente questi
impulsi in modo più invadente, più insistente. Se poi ha fatto un’esperienza
sessuale positiva, la sente sempre come un richiamo; se è stata negativa
affronta la necessità, per la sua maturazione spirituale, di superare quella
negatività. Dio chiama alcuni a un cammino eccezionale, rinunciare alla
fruizione sessuale. Le persone consacrate — yoghi, monaci, sacerdoti — fanno
un’esperienza di solitudine che richiede questa rinuncia.
La consacrazione del monaco non è identica
al celibato del prete, definito dal codice di diritto canonico “La perfetta
continenza nello stato celibatario”. Il voto del monaco, invece, si direbbe:
“L’amore perfetto nello stato verginale”. La parola “continenza” non mi piace,
perché implica una concezione troppo fisica, troppo idraulica della sessualità.
“Tieni tutto dentro finché non implode”. È da questo “tenerselo dentro” che
vengono l’alcolismo, la pedofilia, i tradimenti, la violenza, oppure la
freddezza, la severità, l’assenza di compassione. Nel Medioevo ne parlava il
monaco camaldolese Ambrogio Traversari. Osservava che alcuni suoi monaci
conservavano la castità, rimanendo in uno stato quasi infantile, quasi
femminile.
Anna: Puri d’animo, puri di
spirito.
Thomas: Ma cosa è puro e
impuro? Il peccato è impuro. Non sono i peccati dell’impurità il problema, ma
l’impurità del peccato. Ogni peccato è impuro, perché mescola insieme il bene e
il male, mentre il sesso è intrinsecamente puro; in sé è sempre un bene. Quando
il sesso non è più come Dio l’ha creato, quando è a scopo di lucro, quando è
strumento di violenza, quando è una menzogna, allora subentra l’impurità.
S’introduce un elemento estraneo che fa violenza alla purezza del sesso. Se
considero la mia esperienza, dopo quarant’anni di vita monastica, devo
ammettere che, sì, ho usato la repressione, ma non saprei come fare in altro
modo; è stata una lotta, ma ora sono in pace.
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