giovedì 4 ottobre 2018

Scienza ed etica


Scienza ed etica

Thomas: L’umanità intera deve arrivare alla consapevolezza dell’inviolabilità di ogni vita umana. Non dovrebbe considerarsi mai lecito togliere la vita ad un essere umano. A parte il buddhismo, tutte le religioni, compresa quella cattolica, arrivano tardi a proclamare il “vangelo della vita”.

Anna: Forse non è giusto che lo Stato proibisca l’eutanasia. Un malato terminale, con sofferenze atroci, deve poter scegliere una morte dolce, anche se questo in realtà potrebbe andare contro la legge del karma. Se la sofferenza è un debito da pagare, si può rinviare ma non eludere. Su questo tema delicato si è espresso anche Gandhi, che sembra ammettere in circostanze del tutto particolari e con il pieno consenso del malato l’eutanasia.[i]

Thomas: Non si deve mai togliere la vita, per qualsiasi ragione. Molti anni fa, un vescovo americano, il cardinale Joseph Bernardin — morto santamente nel 1997 — affermò che la vita umana è una “tunica inconsutile”, come il mantello di Cristo sul Calvario. Quindi, è sacrosanta la vita dell’assassino come lo è quella delle sue vittime; è sacrosanta la vita del nascituro come lo è quella della donna che lo porta in grembo. Non si può quantificare il valore della vita, che trascende ogni misura umana e si misura soltanto con Dio, la Vita di ogni vita. Ho poca pazienza con chi vuole spaccare il capello in quattro, parlamentare laico o teologo cattolico che sia! Ai malati che soffrono dolori atroci non si deve togliere la vita; si deve togliere la sofferenza. Bisogna trovare analgesici veramente efficaci. Perché non si legalizza l’eroina per i terminali? Ho letto che l’eroina è molto più efficace della morfina, non stordisce la mente e non produce assuefazione, quando è assorbita totalmente dai ricettori del dolore fisico. Sono interessanti anche gli esperimenti con LSD sui malati terminali. Preferisco gli psichedelici all’eutanasia o al suicidio assistito.

Anna: In Italia ora nella terapia antidolore per i malati terminali sarà possibile usare la morfina e i cosiddetti farmaci analgesici oppioidi. Non si parla di eroina, ma è già un passo avanti. La scienza moderna dà all’uomo i mezzi per eliminare il dolore, per anticipare la morte o prolungare l’agonia all’infinito. Si può tenere in vita una persona con le macchine per mesi, per anni, il cosiddetto accanimento terapeutico.

Thomas: L’accanimento terapeutico non è giusto; l’aveva detto Pio XII cinquant’anni fa. Se una famiglia è povera, non deve spendere i soldi per fare sopravvivere la nonna in uno stato di coma, ma se si tratta di un giovane è un’altra questione. Si è di fronte alla necessità di discernere, che è tanto difficile. Le stesse leggi civili possono impedire la soluzione più amorosa e più giusta. Infatti le leggi favoriscono le istituzioni mediche e le ditte farmaceutiche, non il paziente. Il medico ha un grande potere, ma negli Stati Uniti se sbaglia paga molto caro il suo errore, mentre in Italia mi pare difficile che questo accada.

Anna: Lo stato di coma di una persona pone oggi un altro problema, quello dei trapianti, con il quale ho un rapporto difficile. Mi sembra una visione meccanicistica del corpo umano. Quando l’auto non funziona, si va dal meccanico si cambia la ruota, la frizione, si prende lo stesso pezzo da una macchina usata. Proprio pensando all’ipotesi della reincarnazione, mi chiedo se trapiantando il cuore di una persona su un’altra non si trasferiscano automaticamente anche le sue qualità positive e negative, le malattie latenti. Sinceramente non so come mi comporterei se fossi nella necessità di accettare un trapianto. L’appuntamento con la morte fa parte del nostro destino; se ci si oppone, non si viola in qualche modo la legge del karma?

Thomas: Rispetto la tua opinione, ma considero il trapianto alla stregua di una trasfusione di sangue. Non avrei difficoltà a consentire l’espianto di tutti i miei organi, se questo servisse a salvare la vita ad altre persone. Importante è incoraggiare coloro che sono disponibili. Io non lascio né moglie né figli; quindi anche nel caso di un errore potrei considerarlo un gesto d’amore. Nel mio portafoglio c’è una tessera che dice che sono donatore di organi. In California si dà insieme con la patente di guida. Se ti capita un incidente non c’è bisogno di chiedere il permesso a parenti e congiunti; si procede subito all’operazione.

Anna: Un altro tema di grande attualità è stabilire fin dove la scienza possa spingersi nell’ingegneria genetica. L’orrore della clonazione, ci sono stati già esperimenti sugli animali, potrebbero esserci tra breve esperimenti sugli uomini, forse sono stati già fatti in segreto. Un uomo clonato è, secondo alcuni, un uomo senza un io, quindi destinato ad essere l’involucro di un’entità negativa. Creare un mondo abitato da esseri clonati, sarebbe come consegnare il nostro pianeta nelle mani delle forze del Male. Senza arrivare a questa visione apocalittica, è certo che la clonazione ci ripropone l’eterno conflitto tra il bene e il male. La scienza è al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio della scienza. Se non è l’etica a guidare lo scienziato, come potrà mai l’uomo sfuggire al delirio di onnipotenza, alla sfida continua di misurarsi con Dio?

Thomas: Purtroppo, ci saranno sempre i fautori della “pura ricerca senza giudizi di valore” che faranno tali esperimenti. E allora, toccherà agli “operatori della cultura” — giornalisti, insegnanti, religiosi — portare la società a una presa di coscienza sui pericoli di ogni manipolazione della vita e della persona umana.

Anna: Il discorso sulla vita comprende anche il discorso sull’aborto, argomento delicato. Due vescovi, un francese e un tedesco, più aperti su questa tema, hanno avuto molti anni fa non pochi problemi con il Vaticano e sono stati costretti a fare marcia indietro.

Thomas: So che il buon vescovo Gaillot l’hanno nominato arcivescovo delle dune del deserto. Lasciamo stare i fatti di cronaca ecclesiastica. L’aborto è un argomento che richiede un dialogo serio e pacato da tutte le parti.

Anna: I fatti di cronaca ecclesiastica sono molto illuminanti di quanto accade in Vaticano. Il vescovo Jacques Gaillot ha dormito nelle chiese parigine con i sans papiers, si è imbarcato sulla Rainbow Warrior II di Geenpeace per protestare contro le prove atomiche di Mururoa, si è battuto sempre per la libertà di espressione, è aperto sui temi più scottanti come l’aborto, il divorzio, l’omosessualità. Il coraggio delle sue scelte è stato ricompensato dal Vaticano con l’emarginazione. Gli hanno tolto la diocesi di Evreaux, in Normandia, per destinarlo a una diocesi virtuale, Parthenia, nell’Algeria del Sud, chiusa nel quinto secolo. Una beffa! Il vescovo non si è scoraggiato. Da una stanza al settimo piano senza ascensore, dove viveva solo, grazie a Internet, comunicava con tutto il mondo. E il suo sito su Internet l’aveva chiamato, ovviamente, Parthenia.
  
   L’ipocrisia della Chiesa cattolica è di condannare ufficialmente l’aborto, mentre tutti sanno, compreso gli alti prelati, che le donne, anche quelle cattoliche, quando non c’era ancora la legge 194 andavano ad abortire di nascosto negli studi di famosi ginecologi, mentre quelle povere finivano dalle “mammane”, rischiando di morire per un’emorragia o un’infezione. È inutile chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Ci sono casi in cui la donna può essere costretta a farlo, lo stupro per esempio. Lasciamo alla donna la libertà di decidere. Preveniamo l’aborto, e la prevenzione implica l’uso dei contraccettivi e la Chiesa nega anche questi. Ha solo aperto uno spiraglio alle coppie cattoliche recidive. I confessori sono stati autorizzati dal Vaticano a chiudere un occhio sui coniugi che usano la pillola e il condom, purché ammettano di provare a non farlo più.

Thomas: Da parte mia dico questo: voglio che non ci sia più l’aborto sulla terra. Credo che soltanto le donne possano raggiungere questo scopo; hanno fallito i politici e hanno fallito pure i teologi e i predicatori.

Anna: I tempi sono cambiati, il clima si sta riscaldando grazie all’ozono e all’effetto serra, ma Giovanni Paolo II, ora santo, durante il suo lungo pontificato rimase sempre molto rigido su tutto quanto riguardava la sessualità, il matrimonio, l’aborto, il divorzio. Tutti gli riconoscevano un grande carisma, apertura su alcune cose, ma su tutto ciò che riguardava la sfera morale e sessuale la sua posizione rimase immutata fino alla fine. O forse la società è cambiata così radicalmente da far sembrare alcune posizioni anacronistiche. In lui trovavo qualcosa di rigido e intransigente, per fortuna Papa Francesco ha mostrato un’apertura mentale su temi molto delicati che fa ben sperare. L’integralismo è sempre pericoloso, specie quello islamico, capace di giustificare l’uccisione di una donna perché veste in modo occidentale o perché scrive libri o parla in televisione di diritti e di libertà. L’integralismo si nutre di violenza e la violenza genera morte. Se Dio è amore, qualunque sia la Chiesa che lo adora, non può essere un Dio di morte.

Thomas: Lo stesso papa Giovanni Paolo II avrebbe potuto pronunciare quella tua ultima frase! Giovanni Paolo II è stato ringraziato, il giorno dopo l’uscita dell’enciclica Evangelium vitæ, con un corsivo di Giovanni Berlinguer sulla prima pagina dell’Unità. Berlinguer espresse un giudizio molto equilibrato.  Invitò tutti a pensarci bene, ma si disse piuttosto pessimista sull’efficacia dell’enciclica. Anche i critici del papa notarono che l’enciclica distingueva fra l’aborto e la contraccezione. Sono entrambi peccati, però uno è peccato contro la vita, l’altro è peccato contro la purezza e l’integrità dell’atto sessuale.

Anna: Perché ti tormenta tanto il discorso sulla vita?

Thomas: Perché pongo la coscienza avanti alla stessa vita. La violenza morale fatta alla coscienza di una donna o di un uomo è sempre più grave del peccato gravissimo dell’aborto o dell’eutanasia. In passato qualche teologo considerato perfettamente ortodosso riconosceva alla monaca il diritto di suicidarsi se era necessario per conservare la sua castità. In questo caso il suicidio sarebbe stato lecito, se un uomo ti aggredisce salti dalla finestra.

Anna: Si muore casti e si va dritto in Paradiso.

Thomas: Un vescovo cattolico, in Pakistan, come atto di protesta contro le discriminazioni e le violenze alle quali i cristiani di quel paese sono soggetti, si è addirittura ucciso con la pistola. Non lo giudico, ma sono convinto che fosse in grave errore, com’è in errore il confessore che consiglia alla suora di suicidarsi se minacciata di stupro. La libertà e i diritti della persona vanno rispettati integralmente, ma sulla mia vita prevale il diritto di Dio, mio Creatore.

Anna: Papa Francesco, al termine del Giubileo della misericordia del 2016, in una lettera ai sacerdoti ha concesso loro di perdonare la donna che ha abortito e il medico che ha praticato l’interruzione di gravidanza. Un notevole passo avanti nel senso della misericordia rispetto alla scomunica che era prevista dalla legge ecclesiastica. Un vescovo brasiliano scomunicò la madre e il medico che aveva fatto abortire una bambina di nove anni violentata dal patrigno e che rischiava la vita. Questo oggi finalmente non sarebbe più possibile. Non esiste peccato che non può essere perdonato da Dio. E’ questo il senso del gesto rivoluzionario di Papa Bergoglio, accolto, ovviamente, con diffidenza dai vescovi più conservatori.



[i]Young India, 18 novembre 1926.

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