Scienza
ed etica
Thomas: L’umanità intera deve arrivare alla consapevolezza
dell’inviolabilità di ogni vita umana. Non dovrebbe considerarsi mai lecito
togliere la vita ad un essere umano. A parte il buddhismo, tutte le religioni,
compresa quella cattolica, arrivano tardi a proclamare il “vangelo della vita”.
Anna: Forse non è giusto che
lo Stato proibisca l’eutanasia. Un malato terminale, con sofferenze atroci,
deve poter scegliere una morte dolce, anche se questo in realtà potrebbe andare
contro la legge del karma. Se la
sofferenza è un debito da pagare, si può rinviare ma non eludere. Su questo
tema delicato si è espresso anche Gandhi, che sembra ammettere in circostanze
del tutto particolari e con il pieno consenso del malato l’eutanasia.[i]
Thomas: Non si deve mai
togliere la vita, per qualsiasi ragione. Molti anni fa, un vescovo americano,
il cardinale Joseph Bernardin — morto santamente nel 1997 — affermò che la vita
umana è una “tunica inconsutile”, come il mantello di Cristo sul Calvario. Quindi,
è sacrosanta la vita dell’assassino come lo è quella delle sue vittime; è
sacrosanta la vita del nascituro come lo è quella della donna che lo porta in
grembo. Non si può quantificare il valore della vita, che trascende ogni misura
umana e si misura soltanto con Dio, la Vita di ogni vita. Ho poca pazienza con
chi vuole spaccare il capello in quattro, parlamentare laico o teologo
cattolico che sia! Ai malati che soffrono dolori atroci non si deve togliere la
vita; si deve togliere la sofferenza. Bisogna trovare analgesici veramente
efficaci. Perché non si legalizza l’eroina per i terminali? Ho letto che
l’eroina è molto più efficace della morfina, non stordisce la mente e non
produce assuefazione, quando è assorbita totalmente dai ricettori del dolore fisico.
Sono interessanti anche gli esperimenti con LSD sui malati terminali.
Preferisco gli psichedelici all’eutanasia o al suicidio assistito.
Anna: In Italia ora nella
terapia antidolore per i malati terminali sarà possibile usare la morfina e i
cosiddetti farmaci analgesici oppioidi. Non si parla di eroina, ma è già un
passo avanti. La scienza moderna dà all’uomo i mezzi per eliminare il dolore,
per anticipare la morte o prolungare l’agonia all’infinito. Si può tenere in
vita una persona con le macchine per mesi, per anni, il cosiddetto accanimento
terapeutico.
Thomas: L’accanimento
terapeutico non è giusto; l’aveva detto Pio XII cinquant’anni fa. Se una
famiglia è povera, non deve spendere i soldi per fare sopravvivere la nonna in
uno stato di coma, ma se si tratta di un giovane è un’altra questione. Si è di
fronte alla necessità di discernere, che è tanto difficile. Le stesse leggi
civili possono impedire la soluzione più amorosa e più giusta. Infatti le leggi
favoriscono le istituzioni mediche e le ditte farmaceutiche, non il paziente.
Il medico ha un grande potere, ma negli Stati Uniti se sbaglia paga molto caro
il suo errore, mentre in Italia mi pare difficile che questo accada.
Anna: Lo stato di coma di una
persona pone oggi un altro problema, quello dei trapianti, con il quale ho un
rapporto difficile. Mi sembra una visione meccanicistica del corpo umano.
Quando l’auto non funziona, si va dal meccanico si cambia la ruota, la
frizione, si prende lo stesso pezzo da una macchina usata. Proprio pensando
all’ipotesi della reincarnazione, mi chiedo se trapiantando il cuore di una
persona su un’altra non si trasferiscano automaticamente anche le sue qualità
positive e negative, le malattie latenti. Sinceramente non so come mi
comporterei se fossi nella necessità di accettare un trapianto. L’appuntamento
con la morte fa parte del nostro destino; se ci si oppone, non si viola in
qualche modo la legge del karma?
Thomas: Rispetto la tua
opinione, ma considero il trapianto alla stregua di una trasfusione di sangue.
Non avrei difficoltà a consentire l’espianto di tutti i miei organi, se questo
servisse a salvare la vita ad altre persone. Importante è incoraggiare coloro
che sono disponibili. Io non lascio né moglie né figli; quindi anche nel caso
di un errore potrei considerarlo un gesto d’amore. Nel mio portafoglio c’è una
tessera che dice che sono donatore di organi. In California si dà insieme con
la patente di guida. Se ti capita un incidente non c’è bisogno di chiedere il
permesso a parenti e congiunti; si procede subito all’operazione.
Anna: Un altro tema di grande
attualità è stabilire fin dove la scienza possa spingersi nell’ingegneria
genetica. L’orrore della clonazione, ci sono stati già esperimenti sugli
animali, potrebbero esserci tra breve esperimenti sugli uomini, forse sono
stati già fatti in segreto. Un uomo clonato è, secondo alcuni, un uomo senza un
io, quindi destinato ad essere l’involucro di un’entità negativa. Creare un
mondo abitato da esseri clonati, sarebbe come consegnare il nostro pianeta nelle
mani delle forze del Male. Senza arrivare a questa visione apocalittica, è
certo che la clonazione ci ripropone l’eterno conflitto tra il bene e il male.
La scienza è al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio della scienza. Se
non è l’etica a guidare lo scienziato, come potrà mai l’uomo sfuggire al
delirio di onnipotenza, alla sfida continua di misurarsi con Dio?
Thomas: Purtroppo, ci saranno
sempre i fautori della “pura ricerca senza giudizi di valore” che faranno tali
esperimenti. E allora, toccherà agli “operatori della cultura” — giornalisti,
insegnanti, religiosi — portare la società a una presa di coscienza sui
pericoli di ogni manipolazione della vita e della persona umana.
Anna: Il discorso sulla vita
comprende anche il discorso sull’aborto, argomento delicato. Due vescovi, un
francese e un tedesco, più aperti su questa tema, hanno avuto molti anni fa non
pochi problemi con il Vaticano e sono stati costretti a fare marcia indietro.
Thomas: So che il buon vescovo
Gaillot l’hanno nominato arcivescovo delle dune del deserto. Lasciamo stare i
fatti di cronaca ecclesiastica. L’aborto è un argomento che richiede un dialogo
serio e pacato da tutte le parti.
Anna: I fatti di cronaca
ecclesiastica sono molto illuminanti di quanto accade in Vaticano. Il vescovo
Jacques Gaillot ha dormito nelle chiese parigine con i sans papiers, si è imbarcato sulla Rainbow Warrior II di Geenpeace
per protestare contro le prove atomiche di Mururoa, si è battuto sempre per la
libertà di espressione, è aperto sui temi più scottanti come l’aborto, il
divorzio, l’omosessualità. Il coraggio delle sue scelte è stato ricompensato
dal Vaticano con l’emarginazione. Gli hanno tolto la diocesi di Evreaux, in
Normandia, per destinarlo a una diocesi virtuale, Parthenia, nell’Algeria del
Sud, chiusa nel quinto secolo. Una beffa! Il vescovo non si è scoraggiato. Da
una stanza al settimo piano senza ascensore, dove viveva solo, grazie a
Internet, comunicava con tutto il mondo. E il suo sito su Internet l’aveva
chiamato, ovviamente, Parthenia.
L’ipocrisia della Chiesa cattolica è di
condannare ufficialmente l’aborto, mentre tutti sanno, compreso gli alti
prelati, che le donne, anche quelle cattoliche, quando non c’era ancora la
legge 194 andavano ad abortire di nascosto negli studi di famosi ginecologi,
mentre quelle povere finivano dalle “mammane”, rischiando di morire per
un’emorragia o un’infezione. È inutile chiudere gli occhi di fronte alla
realtà. Ci sono casi in cui la donna può essere costretta a farlo, lo stupro
per esempio. Lasciamo alla donna la libertà di decidere. Preveniamo l’aborto, e
la prevenzione implica l’uso dei contraccettivi e la Chiesa nega anche questi.
Ha solo aperto uno spiraglio alle coppie cattoliche recidive. I confessori sono
stati autorizzati dal Vaticano a chiudere un occhio sui coniugi che usano la
pillola e il condom, purché ammettano di provare a non farlo più.
Thomas: Da parte mia dico
questo: voglio che non ci sia più l’aborto sulla terra. Credo che soltanto le
donne possano raggiungere questo scopo; hanno fallito i politici e hanno
fallito pure i teologi e i predicatori.
Anna: I tempi sono cambiati,
il clima si sta riscaldando grazie all’ozono e all’effetto serra, ma Giovanni
Paolo II, ora santo, durante il suo lungo pontificato rimase sempre molto
rigido su tutto quanto riguardava la sessualità, il matrimonio, l’aborto, il
divorzio. Tutti gli riconoscevano un grande carisma, apertura su alcune cose,
ma su tutto ciò che riguardava la sfera morale e sessuale la sua posizione
rimase immutata fino alla fine. O forse la società è cambiata così radicalmente
da far sembrare alcune posizioni anacronistiche. In lui trovavo qualcosa di
rigido e intransigente, per fortuna Papa Francesco ha mostrato un’apertura
mentale su temi molto delicati che fa ben sperare. L’integralismo è sempre
pericoloso, specie quello islamico, capace di giustificare l’uccisione di una
donna perché veste in modo occidentale o perché scrive libri o parla in
televisione di diritti e di libertà. L’integralismo si nutre di violenza e la
violenza genera morte. Se Dio è amore, qualunque sia la Chiesa che lo adora,
non può essere un Dio di morte.
Thomas: Lo stesso papa
Giovanni Paolo II avrebbe potuto pronunciare quella tua ultima frase! Giovanni
Paolo II è stato ringraziato, il giorno dopo l’uscita dell’enciclica Evangelium vitæ, con un corsivo di
Giovanni Berlinguer sulla prima pagina dell’Unità.
Berlinguer espresse un giudizio molto equilibrato. Invitò tutti a pensarci bene, ma si disse
piuttosto pessimista sull’efficacia dell’enciclica. Anche i critici del papa
notarono che l’enciclica distingueva fra l’aborto e la contraccezione. Sono entrambi
peccati, però uno è peccato contro la vita, l’altro è peccato contro la purezza
e l’integrità dell’atto sessuale.
Anna: Perché ti tormenta tanto
il discorso sulla vita?
Thomas: Perché pongo la
coscienza avanti alla stessa vita. La violenza morale fatta alla coscienza di
una donna o di un uomo è sempre più grave del peccato gravissimo dell’aborto o
dell’eutanasia. In passato qualche teologo considerato perfettamente ortodosso
riconosceva alla monaca il diritto di suicidarsi se era necessario per
conservare la sua castità. In questo caso il suicidio sarebbe stato lecito, se
un uomo ti aggredisce salti dalla finestra.
Anna: Si muore casti e si va
dritto in Paradiso.
Thomas: Un vescovo cattolico,
in Pakistan, come atto di protesta contro le discriminazioni e le violenze alle
quali i cristiani di quel paese sono soggetti, si è addirittura ucciso con la
pistola. Non lo giudico, ma sono convinto che fosse in grave errore, com’è in
errore il confessore che consiglia alla suora di suicidarsi se minacciata di
stupro. La libertà e i diritti della persona vanno rispettati integralmente, ma
sulla mia vita prevale il diritto di Dio, mio Creatore.
Anna: Papa Francesco, al
termine del Giubileo della misericordia del 2016, in una lettera ai sacerdoti
ha concesso loro di perdonare la donna che ha abortito e il medico che ha
praticato l’interruzione di gravidanza. Un notevole passo avanti nel senso
della misericordia rispetto alla scomunica che era prevista dalla legge
ecclesiastica. Un vescovo brasiliano scomunicò la madre e il medico che aveva
fatto abortire una bambina di nove anni violentata dal patrigno e che rischiava
la vita. Questo oggi finalmente non sarebbe più possibile. Non esiste peccato
che non può essere perdonato da Dio. E’ questo il senso del gesto
rivoluzionario di Papa Bergoglio, accolto, ovviamente, con diffidenza dai
vescovi più conservatori.
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