giovedì 4 ottobre 2018

Modelli d'impegno


Modelli d’impegno

Anna: Vorrei vedere monaci, sacerdoti, religiosi scendere dalle montagne per mescolarsi tra la folla e portare la buona novella, come fece il Cristo. D’altra parte il Cristo non si è nascosto nelle caverne, ma è entrato nelle case, si è seduto a tavola con i poveri.  A mio avviso nel terzo millennio le donne e gli uomini spirituali dovranno vivere con gli altri e per gli altri. La società ha bisogno di loro, la terra ha bisogno di loro, se non vogliamo che il nostro pianeta si avvii verso l’autodistruzione. Per questo io amo molto e mi è molto vicina la figura del bodhisattva. Non ci si può salvare se non salvando anche gli altri. Siamo anelli di un’unica catena. Gli eremi saranno per pochi, ma dovranno essere aperti a tutti, per lunghi periodi di formazione o per brevi periodi di ricarica spirituale. La battaglia è nella vita, in questa vita insanguinata di tutti i giorni.

Thomas: Sei sicura che i monaci non debbano più stare negli eremi? O forse vuoi far rivivere quelle forme d’integralismo che sono state appena eliminate!

Anna: Il mio discorso è tutt’altro che integralista. Ho molto ammirato a Camaldoli quella suora medico che vive e lavora in un ospedale. Quello per me significa fare il servizio di Dio. Dare una parola di conforto a una persona che sta morendo, cercare di portare spiritualità nel clima avvelenato del lavoro, perché in tutti i luoghi di lavoro, fatte le debite eccezioni, c’è arroganza, violenza, maleducazione. Chi è di esempio in questi luoghi?

Thomas: È importante anche l’esempio di discrezione, di riservatezza. La presenza del “portatore di spiritualità”, come la medicina, può essere invadente; a volte, invece, una medicina omeopatica può essere più efficace del bisturi.

Anna: Vorrei sottolineare questo concetto. L’umanità si sta avviando verso l’autodistruzione e le poche persone positive, spirituali, che esistono, vivono fuori dal mondo, arroccate sui monti, o chiuse in un convento. Pregheranno, certo, perché si salvi il pianeta, ma è sufficiente?

Thomas: Non è sufficiente, ma è una grande cosa. Magari l’eremita dà al popolo la possibilità di pregare, creando spazi dove sia possibile distaccarsi e riposarsi. La gente anela a questo.

Anna: Vedo il mondo così corrotto, malato. Abbiamo inquinato i mari, l’aria che respiriamo, i cibi che mangiamo, abbiamo inquinato i rapporti umani, tutto per la legge aberrante del profitto.

Thomas: La Chiesa s’inquina quando non dà spazio alla preghiera contemplativa. Si deve offrire a tutti il buon esempio ma, secondo me, il migliore esempio è il dono totale della propria vita, anche se nascosta ai molti. È l’esempio di Maria di Nazaret, di santa Teresa di Lisieux e di tanti santi “piccoli”.

Anna: Sono passati duemila anni, Thomas. Il mondo è invaso dalla pubblicità. Tu sai bene che negli Stati Uniti, la pubblicità bombarda le teste degli adolescenti ogni cinque minuti, che la violenza e il sangue scorrono a fiumi nei film e telefilm. Una ricerca dell’università di Los Angeles ha stabilito che un bambino, prima ancora di finire le scuole elementari, ha visto in televisione più di ottomila omicidi e centomila atti di violenza. È qualcosa di orribile! Quale generazione stiamo allevando? Di mostri?

Thomas: Sono meno pessimista di te sulle future generazioni nel mio paese. Quando nel 1920 Yogananda sbarcò in America, trovò una società percorsa, già allora, da fremiti di violenza, ma trovò anche una libertà e una pacifica convivenza tra diverse religioni che gli offriva ampio spazio per diffondere il suo messaggio di spiritualità e di yoga, che subito riscosse grande entusiasmo.

Anna: Gli esempi invece che ti faccio sono quelli dell’Abbé Pierre e di suor Emmanuelle, per non citare madre Teresa di Calcutta, premio Nobel per la pace nel 1979, beatificata nel 2003 da Giovanni Paolo II, canonizzata da Papa Francesco, e diventata santa il 4 settembre 2016. L’Abbé Pierre durante la seconda guerra mondiale ha fatto la Resistenza, si è battuto per il suo popolo, si è battuto anche politicamente, come deputato del Parlamento francese, per donare ai poveri quel minimo necessario, indispensabile di cui avevano bisogno. Ha fondato la comunità Emmaus, centro di raccolta per i diseredati della terra. Suor Emmanuelle ha lasciato il comodo letto del convento per vivere povera tra i poveri, straccivendola tra gli straccivendoli del Cairo, cercando di ridare loro dignità umana, raccogliendo fondi per costruire loro un tetto. Madre Teresa è troppo nota perché se ne debba parlare. Non ha risparmiato energie per lavorare per gli altri. Per me, questi sono i religiosi ideali, i santi di oggi. “In cieche tenebre entrano coloro che seguono il cammino dell’ignoranza, e in tenebre, se possibile ancora più fitte coloro che si dedicano alla conoscenza soltanto”. È un passo molto bello della Isha Upanishad, che vale la pena meditare.

Thomas: Non c’è spazio per chi crea cultura? Scrivo melodie semplici per i Salmi, come sant’Ildegarde, un’abbadessa musicista del dodicesimo secolo. Componeva le sue musiche dentro il convento. Ora, dopo mille anni, si ripropongono su compact–disk, perché il mondo di oggi ha bisogno di quel profumo di giardino. Abbiamo guastato il resto del pianeta; meno male che qualcuno è restato in clausura a coltivare un po’ di erbe medicinali e di fiori!
   Chi è robusto fisicamente, come l’Abbé Pierre, impugna il fucile e va a combattere. Jules Monchanin, fondatore dell’ashram di Shantivanam, aveva poche energie fisiche, soffriva di asma, e questo ha inciso sul suo impegno. Prima che andasse in India, Monchanin contribuiva molto alla vita culturale della sua città, Lione, in Francia. Scoprì di avere la vocazione paradossale del missionario contemplativo. Voleva gettare un seme nella terra d’India, con Henri Le Saux fondò un eremo, dove si vive secondo la disciplina dell’ashram indiano, senza rinunciare alla fede cristiana. Che cosa ha scritto? Quasi niente. Conosceva bene il sanscrito, ma gli è servito a poco, perché è andato a vivere dove parlano il tamil, tra la gente semplice dei villaggi, celebrava Messa, confessava, andava ad assistere i moribondi. Lo faceva volentieri, ma preferiva seguire la sua vocazione e vivere come cristiano contemplativo secondo l’ideale del sannyasin, dell’asceta indù. Henri Le Saux, invece, venendo dal cattolicesimo conservatore della sua regione e dal monachesimo chiuso ed esteticamente raffinato della sua abbazia, si gettò in un esperimento d’ induizzazione totale che neppure Monchanin, con tutta la sua apertura intellettuale, poteva seguire. Monchanin temeva che questo pio benedettino, buttandosi nel burrone della mistica indù, si sarebbe trovato in fondo con tutte le ossa rotte.

Anna: E invece ha avuto un’esperienza estatica.

Thomas: Ha avuto un’esperienza estatica dopo la morte di Monchanin. Proprio nel momento in cui ha perso il suo maestro, l’ha riconosciuto come guru.

Anna: La società muta con il tempo, deve cambiare anche la Chiesa. Non possiamo continuare a ripetere le cose che andavano bene duemila anni fa o mille anni fa. La vera libertà è quella al di fuori di ogni istituzione; è quando si segue la propria coscienza. L’etica è legata alla libertà interiore. L’istituzione è sempre restrittiva e costrittiva. Le Chiese si sono sporcate con il potere temporale e ora non vogliono rinunciare a questo potere sulle anime. Rudolf Steiner, giustamente, considera le Chiese e le religioni come relitti del passato. È soltanto quando si attenua la coscienza che nascono le religioni. L’umanità è stata condotta per mano per millenni, ora può camminare da sola. Le Chiese oggi possono essere un ostacolo all’evoluzione dell’uomo.

Thomas: La Chiesa è chiamata a essere la casa ospitale delle donne e degli uomini maturi di oggi e di domani.

Anna: Tu non sei profondamente libero; devi sottostare a delle regole ben precise. Quando sei costretto a seguire un’istituzione, delle gerarchie, dei dogmi, pur dilaniato dai dubbi, non sei profondamente libero. Si è liberi quando si può seguire interamente e solamente la propria coscienza interiore. La saggezza intuitiva che nasce dalla meditazione, dal contatto diretto dell’anima con Dio. Quanti preti o monaci sono stati ridotti allo stato laicale, perché venti anni fa avevano previsto quello che poi la Chiesa ha modificato oggi? Loro seguivano semplicemente la loro coscienza, la loro intuizione, la loro saggezza. La Chiesa, l’istituzione, li ha cacciati. Coloro che sono più avanzati mentalmente, più intuitivi, sono messi ai margini, perché non rientrano nelle regole dell’istituzione.

Thomas: Io scelgo liberamente, secondo i dettati della mia coscienza, di vivere ai margini della mia istituzione, la Chiesa cattolica, come Jules Monchanin che ha fatto l’eremita-contemplativo in India. Sebbene viva in India soltanto per pochi mesi l’anno, quando sono là, cerco di seguire il suo esempio. Mi sento libero perché vivo in un monastero secondo la Regola di san Benedetto. Questa regola ci dà quella minima struttura necessaria e sufficiente. Siamo persone adulte; io sono entrato a ventidue anni dopo una conversione molto sofferta al cattolicesimo e gli aspiranti monaci raramente hanno meno di trent’anni, quindi hanno studiato, hanno lavorato, hanno fatto l’amore. Entrano nel monastero perché devono seguire la loro beatitudine.

Anna: Non si può trovare la beatitudine rimanendo nel mondo?

Thomas: Si può trovare ovunque. Ci sono vocazioni e vocazioni. Anche chi sta nel mondo, deve avere la possibilità di trovare uno spazio diverso, un luogo in disparte dove può ascoltare la sua voce interiore, le intuizioni del cuore.

Anna: Il potere maschile è dominante nella società e nelle istituzioni religiose, ma le lotte femminili hanno messo in discussione questa supremazia, almeno in occidente. San Paolo scriveva: “La donna impari in silenzio con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo, piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo”.

Thomas: Il testo che citi riflette un momento in cui la Chiesa si trovava sotto persecuzione. Si era perduta la grande vitalità delle Chiese presiedute da donne. Pensiamo a Lidia di Filippi in Macedonia, la prima Chiesa in Europa fu fondata nella sua casa e per sua iniziativa. Pensiamo a Prisca o Priscilla, moglie di Aquila. Erano nominati prima lei e poi lui, erano una coppia apostolica, mentre Lidia era sola, una vedova che dirigeva una tintoria, allora un’impresa di grande importanza. Nel dodicesimo secolo sant’Ildegarde aveva giurisdizione sui preti che erano al servizio del suo monastero. Altro che le suorine che fanno il bucato ai padri!

Anna: Come mai oggi nella Chiesa le donne hanno così poco potere?

Thomas: Senza le donne la Chiesa non ha futuro. Tutti hanno capito che il futuro del cattolicesimo, anche come istituzione, è nel pieno impegno delle donne in nuovi ministeri. Il sacerdozio clericale esclusivamente maschile, a parte il sacramento dell’Ordine, è anche una forma culturale e sociologica, e questa forma sta finendo. Chi assicurerà la continuità del ministero dei sacramenti e della parola? Ci penserà lo Spirito santo, ma ci penseranno anzitutto le stesse donne, non con una rivendicazione di tipo politico, ma creando delle comunità di lavoro, di preghiera, di impegno, di presenza, di annunzio.
   Nella storia del monachesimo si trovano esperienze di questo genere nel dodicesimo, tredicesimo e quattordicesimo secolo, comunità femminili ecclesiali, dove l’abbadessa esercitava la giurisdizione ecclesiastica, che in concreto è molto più importante della facoltà di conferire questo o quell’altro sacramento. Non dico che l’Eucaristia non sia la cosa più importante per il battezzato, ma un uomo può essere ordinato per l’Eucaristia e non esercitare né la giurisdizione né l’insegnamento e neppure la confessione. Così è nella Chiesa ortodossa, dove nove preti su dieci sono sposati. C’è un piccolo clero monastico, sono i confessori e padri spirituali, e poi ci sono i laici, professori di teologia. Due grandi teologi ortodossi contemporanei, scomparsi qualche anno fa, Schmemann e Meyendorff, erano preti sposati. Le donne, sposate e non, faranno nuove comunità e creeranno nuovi ministeri, magari con l’aiuto delle comunità monastiche.

Anna: Vivremo abbastanza per vedere questo cambiamento?

Thomas: Lo Spirito santo sta operando nella coscienza dei credenti. È ragionevole supporre che nei primi decenni di questo secolo emergeranno nuove comunità, specialmente femminili ma anche maschili. Alcune di queste comunità si rifaranno alla Regola benedettina, e a modelli come il monastero camaldolese di S. Cristina di Padova, dove l’abbadessa presiedeva una comunità di monache e di monaci-sacerdoti. Sono questi i modelli religiosi del futuro.

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