Modelli
d’impegno
Anna: Vorrei vedere monaci, sacerdoti, religiosi scendere dalle
montagne per mescolarsi tra la folla e portare la buona novella, come fece il
Cristo. D’altra parte il Cristo non si è nascosto nelle caverne, ma è entrato
nelle case, si è seduto a tavola con i poveri.
A mio avviso nel terzo millennio le donne e gli uomini spirituali
dovranno vivere con gli altri e per gli altri. La società ha bisogno di loro,
la terra ha bisogno di loro, se non vogliamo che il nostro pianeta si avvii
verso l’autodistruzione. Per questo io amo molto e mi è molto vicina la figura
del bodhisattva. Non ci si può
salvare se non salvando anche gli altri. Siamo anelli di un’unica catena. Gli
eremi saranno per pochi, ma dovranno essere aperti a tutti, per lunghi periodi
di formazione o per brevi periodi di ricarica spirituale. La battaglia è nella
vita, in questa vita insanguinata di tutti i giorni.
Thomas: Sei sicura che i
monaci non debbano più stare negli eremi? O forse vuoi far rivivere quelle
forme d’integralismo che sono state appena eliminate!
Anna: Il mio discorso è
tutt’altro che integralista. Ho molto ammirato a Camaldoli quella suora medico
che vive e lavora in un ospedale. Quello per me significa fare il servizio di
Dio. Dare una parola di conforto a una persona che sta morendo, cercare di
portare spiritualità nel clima avvelenato del lavoro, perché in tutti i luoghi
di lavoro, fatte le debite eccezioni, c’è arroganza, violenza, maleducazione.
Chi è di esempio in questi luoghi?
Thomas: È importante anche
l’esempio di discrezione, di riservatezza. La presenza del “portatore di
spiritualità”, come la medicina, può essere invadente; a volte, invece, una
medicina omeopatica può essere più efficace del bisturi.
Anna: Vorrei sottolineare
questo concetto. L’umanità si sta avviando verso l’autodistruzione e le poche
persone positive, spirituali, che esistono, vivono fuori dal mondo, arroccate
sui monti, o chiuse in un convento. Pregheranno, certo, perché si salvi il
pianeta, ma è sufficiente?
Thomas: Non è sufficiente, ma
è una grande cosa. Magari l’eremita dà al popolo la possibilità di pregare,
creando spazi dove sia possibile distaccarsi e riposarsi. La gente anela a
questo.
Anna: Vedo il mondo così
corrotto, malato. Abbiamo inquinato i mari, l’aria che respiriamo, i cibi che
mangiamo, abbiamo inquinato i rapporti umani, tutto per la legge aberrante del
profitto.
Thomas: La Chiesa s’inquina
quando non dà spazio alla preghiera contemplativa. Si deve offrire a tutti il
buon esempio ma, secondo me, il migliore esempio è il dono totale della propria
vita, anche se nascosta ai molti. È l’esempio di Maria di Nazaret, di santa
Teresa di Lisieux e di tanti santi “piccoli”.
Anna: Sono passati duemila
anni, Thomas. Il mondo è invaso dalla pubblicità. Tu sai bene che negli Stati
Uniti, la pubblicità bombarda le teste degli adolescenti ogni cinque minuti,
che la violenza e il sangue scorrono a fiumi nei film e telefilm. Una ricerca
dell’università di Los Angeles ha stabilito che un bambino, prima ancora di
finire le scuole elementari, ha visto in televisione più di ottomila omicidi e
centomila atti di violenza. È qualcosa di orribile! Quale generazione stiamo
allevando? Di mostri?
Thomas: Sono meno pessimista
di te sulle future generazioni nel mio paese. Quando nel 1920 Yogananda sbarcò
in America, trovò una società percorsa, già allora, da fremiti di violenza, ma
trovò anche una libertà e una pacifica convivenza tra diverse religioni che gli
offriva ampio spazio per diffondere il suo messaggio di spiritualità e di yoga,
che subito riscosse grande entusiasmo.
Anna: Gli esempi invece che ti
faccio sono quelli dell’Abbé Pierre e di suor Emmanuelle, per non citare madre
Teresa di Calcutta, premio Nobel per la pace nel 1979, beatificata nel 2003 da
Giovanni Paolo II, canonizzata da Papa Francesco, e diventata santa il 4
settembre 2016. L’Abbé Pierre durante la seconda guerra mondiale ha fatto la
Resistenza, si è battuto per il suo popolo, si è battuto anche politicamente,
come deputato del Parlamento francese, per donare ai poveri quel minimo
necessario, indispensabile di cui avevano bisogno. Ha fondato la comunità Emmaus,
centro di raccolta per i diseredati della terra. Suor Emmanuelle ha lasciato il
comodo letto del convento per vivere povera tra i poveri, straccivendola tra
gli straccivendoli del Cairo, cercando di ridare loro dignità umana,
raccogliendo fondi per costruire loro un tetto. Madre Teresa è troppo nota
perché se ne debba parlare. Non ha risparmiato energie per lavorare per gli
altri. Per me, questi sono i religiosi ideali, i santi di oggi. “In cieche
tenebre entrano coloro che seguono il cammino dell’ignoranza, e in tenebre, se
possibile ancora più fitte coloro che si dedicano alla conoscenza soltanto”. È
un passo molto bello della Isha Upanishad,
che vale la pena meditare.
Thomas: Non c’è spazio per chi
crea cultura? Scrivo melodie semplici per i Salmi, come sant’Ildegarde,
un’abbadessa musicista del dodicesimo secolo. Componeva le sue musiche dentro
il convento. Ora, dopo mille anni, si ripropongono su compact–disk, perché il
mondo di oggi ha bisogno di quel profumo di giardino. Abbiamo guastato il resto
del pianeta; meno male che qualcuno è restato in clausura a coltivare un po’ di
erbe medicinali e di fiori!
Chi è robusto fisicamente, come l’Abbé
Pierre, impugna il fucile e va a combattere. Jules Monchanin, fondatore
dell’ashram di Shantivanam, aveva poche energie fisiche, soffriva di asma, e
questo ha inciso sul suo impegno. Prima che andasse in India, Monchanin
contribuiva molto alla vita culturale della sua città, Lione, in Francia.
Scoprì di avere la vocazione paradossale del missionario contemplativo. Voleva
gettare un seme nella terra d’India, con Henri Le Saux fondò un eremo, dove si
vive secondo la disciplina dell’ashram indiano, senza rinunciare alla fede
cristiana. Che cosa ha scritto? Quasi niente. Conosceva bene il sanscrito, ma
gli è servito a poco, perché è andato a vivere dove parlano il tamil, tra la
gente semplice dei villaggi, celebrava Messa, confessava, andava ad assistere i
moribondi. Lo faceva volentieri, ma preferiva seguire la sua vocazione e vivere
come cristiano contemplativo secondo l’ideale del sannyasin, dell’asceta indù. Henri Le Saux, invece, venendo dal
cattolicesimo conservatore della sua regione e dal monachesimo chiuso ed
esteticamente raffinato della sua abbazia, si gettò in un esperimento d’
induizzazione totale che neppure Monchanin, con tutta la sua apertura
intellettuale, poteva seguire. Monchanin temeva che questo pio benedettino,
buttandosi nel burrone della mistica indù, si sarebbe trovato in fondo con
tutte le ossa rotte.
Anna: E invece ha avuto
un’esperienza estatica.
Thomas: Ha avuto un’esperienza
estatica dopo la morte di Monchanin. Proprio nel momento in cui ha perso il suo
maestro, l’ha riconosciuto come guru.
Anna: La società muta con il
tempo, deve cambiare anche la Chiesa. Non possiamo continuare a ripetere le
cose che andavano bene duemila anni fa o mille anni fa. La vera libertà è
quella al di fuori di ogni istituzione; è quando si segue la propria coscienza.
L’etica è legata alla libertà interiore. L’istituzione è sempre restrittiva e
costrittiva. Le Chiese si sono sporcate con il potere temporale e ora non
vogliono rinunciare a questo potere sulle anime. Rudolf Steiner, giustamente,
considera le Chiese e le religioni come relitti del passato. È soltanto quando
si attenua la coscienza che nascono le religioni. L’umanità è stata condotta
per mano per millenni, ora può camminare da sola. Le Chiese oggi possono essere
un ostacolo all’evoluzione dell’uomo.
Thomas: La Chiesa è chiamata a
essere la casa ospitale delle donne e degli uomini maturi di oggi e di domani.
Anna: Tu non sei profondamente
libero; devi sottostare a delle regole ben precise. Quando sei costretto a
seguire un’istituzione, delle gerarchie, dei dogmi, pur dilaniato dai dubbi,
non sei profondamente libero. Si è liberi quando si può seguire interamente e
solamente la propria coscienza interiore. La saggezza intuitiva che nasce dalla
meditazione, dal contatto diretto dell’anima con Dio. Quanti preti o monaci
sono stati ridotti allo stato laicale, perché venti anni fa avevano previsto
quello che poi la Chiesa ha modificato oggi? Loro seguivano semplicemente la
loro coscienza, la loro intuizione, la loro saggezza. La Chiesa, l’istituzione,
li ha cacciati. Coloro che sono più avanzati mentalmente, più intuitivi, sono
messi ai margini, perché non rientrano nelle regole dell’istituzione.
Thomas: Io scelgo liberamente,
secondo i dettati della mia coscienza, di vivere ai margini della mia
istituzione, la Chiesa cattolica, come Jules Monchanin che ha fatto
l’eremita-contemplativo in India. Sebbene viva in India soltanto per pochi mesi
l’anno, quando sono là, cerco di seguire il suo esempio. Mi sento libero perché
vivo in un monastero secondo la Regola di san Benedetto. Questa regola ci dà
quella minima struttura necessaria e sufficiente. Siamo persone adulte; io sono
entrato a ventidue anni dopo una conversione molto sofferta al cattolicesimo e
gli aspiranti monaci raramente hanno meno di trent’anni, quindi hanno studiato,
hanno lavorato, hanno fatto l’amore. Entrano nel monastero perché devono seguire
la loro beatitudine.
Anna: Non si può trovare la
beatitudine rimanendo nel mondo?
Thomas: Si può trovare
ovunque. Ci sono vocazioni e vocazioni. Anche chi sta nel mondo, deve avere la
possibilità di trovare uno spazio diverso, un luogo in disparte dove può
ascoltare la sua voce interiore, le intuizioni del cuore.
Anna: Il potere maschile è
dominante nella società e nelle istituzioni religiose, ma le lotte femminili
hanno messo in discussione questa supremazia, almeno in occidente. San Paolo
scriveva: “La donna impari in silenzio con tutta sottomissione. Non concedo a
nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo, piuttosto se ne stia
in atteggiamento tranquillo”.
Thomas: Il testo che citi
riflette un momento in cui la Chiesa si trovava sotto persecuzione. Si era
perduta la grande vitalità delle Chiese presiedute da donne. Pensiamo a Lidia
di Filippi in Macedonia, la prima Chiesa in Europa fu fondata nella sua casa e
per sua iniziativa. Pensiamo a Prisca o Priscilla, moglie di Aquila. Erano nominati
prima lei e poi lui, erano una coppia apostolica, mentre Lidia era sola, una
vedova che dirigeva una tintoria, allora un’impresa di grande importanza. Nel
dodicesimo secolo sant’Ildegarde aveva giurisdizione sui preti che erano al
servizio del suo monastero. Altro che le suorine che fanno il bucato ai padri!
Anna: Come mai oggi nella
Chiesa le donne hanno così poco potere?
Thomas: Senza le donne la
Chiesa non ha futuro. Tutti hanno capito che il futuro del cattolicesimo, anche
come istituzione, è nel pieno impegno delle donne in nuovi ministeri. Il
sacerdozio clericale esclusivamente maschile, a parte il sacramento
dell’Ordine, è anche una forma culturale e sociologica, e questa forma sta
finendo. Chi assicurerà la continuità del ministero dei sacramenti e della
parola? Ci penserà lo Spirito santo, ma ci penseranno anzitutto le stesse
donne, non con una rivendicazione di tipo politico, ma creando delle comunità
di lavoro, di preghiera, di impegno, di presenza, di annunzio.
Nella storia del monachesimo si trovano
esperienze di questo genere nel dodicesimo, tredicesimo e quattordicesimo
secolo, comunità femminili ecclesiali, dove l’abbadessa esercitava la
giurisdizione ecclesiastica, che in concreto è molto più importante della
facoltà di conferire questo o quell’altro sacramento. Non dico che l’Eucaristia
non sia la cosa più importante per il battezzato, ma un uomo può essere
ordinato per l’Eucaristia e non esercitare né la giurisdizione né
l’insegnamento e neppure la confessione. Così è nella Chiesa ortodossa, dove
nove preti su dieci sono sposati. C’è un piccolo clero monastico, sono i
confessori e padri spirituali, e poi ci sono i laici, professori di teologia.
Due grandi teologi ortodossi contemporanei, scomparsi qualche anno fa,
Schmemann e Meyendorff, erano preti sposati. Le donne, sposate e non, faranno
nuove comunità e creeranno nuovi ministeri, magari con l’aiuto delle comunità
monastiche.
Anna: Vivremo abbastanza per
vedere questo cambiamento?
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