L’occhio
del diavolo
Anna: Ricordi il film L’occhio del diavolo di Bergman? Narra
la storia di Belzebù che manda sulla terra Don Giovanni con un altro diavolo
per conquistare l’anima di due donne, la moglie e la figlia di un pastore. Ci
mettono del tempo ma alla fine ci riescono. Il bello è che i due poveri diavoli
— è proprio il caso di dire — s’innamorano delle due donne. Il tema del demonio
era molto caro alla Chiesa nel Medioevo; oggi è tornato di moda. Ne parlò anche
Giovanni Paolo II. Ma il diavolo non potrebbe essere la nostra ombra, come la
chiama Jung? Nel Bardo Thödöl, il
Libro tibetano dei morti, l’anima del defunto è accompagnata per quattordici
giorni da preghiere particolari che l’aiutano ad affrontare i suoi demoni,
poiché i demoni sono soltanto la proiezione della sua psiche, del suo
inconscio.
Thomas: Che ci sia un diavolo e che abbia un regno pare certo;
su questo i vari miti convergono. Il regno del diavolo è estraneo al nostro
mondo delle cose belle e sane, il mondo dei corpi. Se i demoni detengono un
certo potere, è un potere che porta fuori dalla concretezza, dalla vitalità e
dalla bontà dei nostri corpi, ossia, fuori dal principio di comunione che ci
unisce alle stelle, alle piante, ai pesci, agli uccelli, ai mammiferi e gli uni
agli altri.
Paramahansa Yogananda parlava espressamente
del diavolo. Quando cominciai a frequentare le lezioni della Self–Realization
Fellowship, questo suo insegnamento fu per me una sorpresa. Avevo respinto il
concetto di un demonio; non mi piaceva quanto ne dicevano i predicatori che
avevo ascoltato. Poi ho scoperto che parlano del diavolo l’induismo e il
buddhismo, non meno della Bibbia e del Corano. I vari testi raccontano in modo
simile le tentazioni dei demoni. Il Buddha fu tentato durante la sua veglia
prima dell’illuminazione; la letteratura monastica cristiana parla delle
tentazioni subìte dai “padri del deserto”. Questi uomini e donne spirituali
hanno dovuto lottare per raggiungere il bene: vedi la Vita di sant’Antonio Abate, per esempio.
Anna: Nella letteratura i
demoni catturano l’anima promettendo la vita eterna.
Thomas: Tra le grinfie di
Mefistofele finisce Faust, come ci finisce il povero soldato Giuseppe con il
suo violino, nella favola russa — una storia che mio nonno ci raccontava e che
è stata musicata dopo la prima guerra mondiale da Igor Stravinskij. Il discorso
è che noi non apparteniamo al regno del demonio; egli acquista potere su di noi
solo se gli regaliamo la nostra anima, se gli diamo il nostro “violino”. La
nostra coscienza, l’intimità del nostro spirito è una fortezza inespugnabile di
fronte a qualsiasi potere in terra, nel cielo e sotto la terra, tant’è vero che
neppure Dio vi può entrare senza il nostro “sì”. Dio ci abita perché è nostro
Creatore, è onnipresente, il Tutto in tutti. Però, la nostra libertà
inviolabile è il limite dell’onnipotenza di Dio. Dio non è abbastanza
onnipotente da toglierci la libertà, è un controsenso in termini filosofici,
uno dei paradossi del reale che i filosofi non sono mai riusciti a risolvere.
La verità non è soltanto quella filosofica.
Il demonio non può essere oggetto di fede;
lo è Gesù che ha vinto il male, sotto qualsiasi forma, soprattutto il male che
è il mio peccato. Mi libera anche dalla soggezione alle potenze invisibili, che
le varie tradizioni chiamano “demoni”. Il male non appartiene alla mia natura.
Anna: La natura dell’uomo è
fatta di luce e di ombre. Il male è dentro di noi, come il bene è in noi; non è
qualcosa che ci cattura dall’esterno.
Thomas: È una metafora, e ogni
metafora zoppica. Tu hai usato quella di “ombra”, benissimo. Ma un’ombra è inesistente.
Esistono soltanto la luce e il corpo.
Anna: Ma l’ombra è il rovescio
della medaglia, della luce; come il male è il contrario del bene, la notte del
giorno, il freddo del caldo.
Thomas: L’ombra non esiste in
sé; non appartiene né al corpo né alla luce. L’ombra è la luce che manca, la
luce intercettata, ma la luce si ritrova dall’altra parte del corpo. Se guardo
l’ombra vedo nero; basta che mi sposti e vedo la luce che bagna il lato opposto
del corpo. Nessuna creatura nel cielo, sulla terra o sotto terra è
intrinsecamente cattiva. Non esiste una “natura” del male; non è un “assoluto”,
né esiste in sé. Esiste solo come mancanza della luce che ci dovrebbe essere,
che la nostra coscienza si aspetta di vedere. Questo vale anche per il mondo
che si trova di là della nostra percezione diretta ed empirica, il mondo degli
spiriti, di cui tutte le grandi religioni parlano.
Anna: Da dove viene allora il
male? Lo manda Dio come prova? Nella preghiera del Padre nostro si dice ancora “non
ci indurre in tentazione”, anche se Papa Francesco ha proposto recentemente una
versione che ritengo più giusta. Al posto di “non ci indurre in tentazione” si
dovrebbe dire “non lasciarmi cadere in
tentazione” o “non abbandonarci alla tentazione”. Proposta non ancora recepita
nella liturgia.
Thomas: Papa Francesco ha suggerito una modifica al Padrenostro come se
volesse gettare un sassolino nello stagno. Il problema di fondo è se la Chiesa
cattolica vuole seguire una linea di letteralismo biblico e di fondamentalismo
liturgico, che sarebbe contraria alla propria tradizione più sana. Non solo
dobbiamo "modificare" i testi di un tempo; bisogna contestualizzare
il discorso di fede nel tempo attuale e per
il popolo di fede che cammina con l'umanità verso orizzonti poco chiari. Oltretutto
dobbiamo esprimere la fede nel "Dio-misericordia", come ci hanno
esortato S. Giovanni Paolo II ed il suo successore attuale.
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