giovedì 4 ottobre 2018

Arjuna e il dovere di uccidere


Arjuna e il dovere di uccidere

Anna: “Colui che pensa che sia esso a uccidere e colui che pensa sia esso ad essere ucciso, sono tutti e due in errore, perché esso non uccide né è ucciso”. E con parole quasi identiche esprime lo stesso concetto la Katha Upanishad.[i] Poi Krishna aggiunge: “Esso non nasce mai né mai muore, né, essendo ciò che è venuto ad essere, di nuovo cesserà di essere; è non–nato, eterno, permanente, originario; non è ucciso quando il corpo è ucciso”.[ii]  In altre parole, le armi non fendono il Sé, il fuoco non lo brucia, né lo bagna, quindi si può anche uccidere un’altra persona perché quello che muore non è il Sé, ma soltanto il corpo, un logoro vestito. Sembra quasi una giustificazione di quello che si appresta a fare Arjuna, sia pure con riluttanza, uccidere i suoi nemici, i cugini Kaurava. A meno che non si intenda il messaggio della Bhagavad Gita, lo abbiamo già detto, come un discorso metaforico, simbolico. Arjuna deve uccidere la parte negativa che è in lui, il suo lato Ombra.

Thomas: Così l’insegnamento della Bhagavad Gita è stato interpretato, applicato e interiorizzato nella tradizione induista. Gli indù sono abituati alle interpretazioni simboliche e allegoriche. È una possibile interpretazione, ma il discorso ultimo della Gita è molto più sottile, in quanto richiede la rottura di piani, lo spostamento da un livello inferiore a un livello superiore, al di là della problematica morale. Non si tratta più di chiedere: “È lecito o no uccidere in guerra?”. Si pone invece la questione: “Chi sono io che mi trovo in questo dilemma?”.

Anna: Krishna continua il suo discorso ad Arjuna: “Ma se tu non vuoi compiere questa lotta secondo giustizia, allora, col mettere da parte il tuo dovere e la tua gloria, commetterai peccato”.[iii] Quindi colui che, per paura o per debolezza, rinuncia alla lotta nella vita quotidiana, commette peccato. Prosegue: “Inoltre gli uomini parleranno sempre della tua vergogna; e per uno di cui si è avuto sempre un’alta opinione, il disonore è peggio della morte stessa”.[iv] “O ucciso otterrai il cielo o, vincitore, ti godrai questa terra”.[v] Insomma, lo sprona a superare tutte le remore, tutte le debolezze, tutte le paure, la pietà, per andare avanti con la battaglia e vincere.

Thomas: Vedi, il problema sta in quell’espressione che hai letto: “Se non vuoi compiere questa lotta secondo giustizia, col mettere da parte il tuo dovere e il tuo onore, commetterai peccato”.

Anna: Cioè, il peccato è avere pietà?

Thomas: Sí, il peccato è avere pietà. Vedo che sei perplessa, anzi, direi che la tua coscienza si ribella a quest’affermazione.

Anna: Credo che dobbiamo interpretare la Bhagavad Gita come una metafora. Noi combattiamo la nostra battaglia quotidiana, la lotta è contro i nostri demoni interiori, la nostra Ombra. Non posso pensare che Krishna inviti Arjuna a uccidere un altro senza pietà perché quello è il suo dovere in quel momento. Sono per la non-violenza gandhiana e in India la non violenza credo abbia radici antiche. Quando mio figlio era piccolo mi sono chiesta più volte se sarei mai stata capace di uccidere per difenderlo. Una madre può uccidere per difendere i propri figli?

Thomas: Di nuovo tu mi poni un quesito di morale casistica. Non posso giudicare un caso in astratto, fuori del suo contesto, cioè fuori della realtà. Nel concetto mentale mi trovo disarmato e non ho una risposta, perché mi tocca contraddire o il mio principio o il buon senso. E non voglio credere che il principio della “non violenza” sia contrario al buon senso.
   La Bhagavad Gita è una grande metafora. Non dimentichiamo che Krishna dà voce a un insegnamento religioso molto comune, che un uomo pio, nel compiere il suo dovere verso la collettività, può arrivare a uccidere. Anzi, rischia il peccato se non uccide. L’hanno detto tanti rabbini, vescovi, mufti, bramini. Ma non l’ha detto né il Buddha né il Cristo. Anche la Bhagavad Gita, pur restando ambigua su questo punto, porta la coscienza di là della questione morale. “Si deve o non si deve uccidere in guerra?” Dio ci invita a lasciare il nostro tormento etico e ad abbandonarci al suo amore gratuito e incondizionato.



[i]Katha Upanishad, libro I, cap. 2,19. Edizione…….
[ii]Bhagavad Gita, cap. 2,19.20. Ubaldini
   Cap. 2,20
[iii]Cap. 2,33.
[iv]Cap. 2,34.
[v]Cap. 2,37.

Nessun commento:

Posta un commento

Duo Concertante - indice

Anna M. Pinnizzotto                                             Thomas Matus   Duo concertante Dialoghi di vita quot...