Il
concilio ecumenico Costantinopoli II
Anna: I primi padri della Chiesa credevano nella reincarnazione,
poi nel quinto concilio ecumenico, Costantinopoli II, la Chiesa decise di
mettere al bando i neoplatonici.
Thomas: I vescovi dell’impero
romano d’Oriente, insieme con i legati del papa, furono convocati
dall’imperatore Giustiniano a condannare un grande confessore della fede
cristiana. Hanno emanato l’anatema più strano della storia della cristianità,
condannarono un sant’uomo morto due secoli prima. Parlo di Origene, che ha
costruito il telaio sul quale è stata tessuta la teologia lungo i secoli. Fu il
primo a scrivere di metodologia teologica e a perfezionare il modo di leggere
le Scritture secondo i loro molteplici significati. Ha cercato di integrare
fede e cultura e di rispondere alle domande che le filosofie ponevano ai
cristiani. Origene è stato un grande dono dello Spirito santo alla Chiesa. Ma
due secoli dopo la sua morte l’hanno condannato.
Anna: Non può aver sbagliato
chi nel concilio di Costantinopoli ha condannato Origene? Perché la Chiesa nel
sesto secolo ha deciso che doveva essere condannato il neoplatonismo?
Thomas: Sono stati condannati,
in modo generale, Origene e altri dopo di lui, come Evagrio Pontico, per aver
accolto certe ipotesi filosofiche della tradizione platonica. Oggi si cita
Origene tranquillamente; è praticamente un dottore della Chiesa. Non è
possibile riflettere sull’evoluzione del pensiero cristiano senza nominare in
primo luogo Origene.
Anna: Questo dimostra che la
Chiesa è fallibile e che gli uomini di Chiesa possono sbagliare?
Thomas: Dietro la condanna
c’era l’imperatore Giustiniano, che non era certo un uomo di Chiesa. A lui
interessava il pieno controllo dell’impero; non gli importava granché di
Platone né di Origene.
Anna: Questo dogma, quindi,
nasce da presupposti che non hanno nulla a che vedere con la fede.
Thomas: Nasce certamente da
situazioni storiche particolari che non riguardavano solamente la verità
teologica, ma l’impero, il potere, l’ordine pubblico.
Anna: È molto interessante
quello che dici. Significa che questo dogma può anche essere rivisto?
Thomas: I dogmi non si
rivedono, ma quando l’argomento è visto sotto una nuova luce, s’innesca
l’evoluzione del dogma. Vedere la questione sotto un’angolatura diversa ci
aiuta a scoprire altri sensi e altri significati che erano impliciti nell’espressione
dogmatica precedente.
Anna: Se l’interesse di
Giustiniano porta la Chiesa a pronunciare un dogma che è condizionato più dal
potere temporale che da quello spirituale, per quale motivo ha condizionato i
successivi mille e cinquecento anni di storia e deve continuare a influire
ancora sui prossimi?
Thomas: La storia ci
condiziona sempre. In quel momento storico la Chiesa conosceva Plotino e
Origene, ma non sapeva nulla delle Upanishad
né dei testi buddhisti. La conoscenza di questi testi da parte dei
cattolici è una novità dei nostri tempi.
Anna: E’ probabile che tramite
le carovane, che attraversavano tutta l’Asia, siano giunti fino a noi, fino in
Grecia, fino a Roma i testi delle Upanishad.
Thomas: Qualcosa vi è giunto.
Gli adoratori delle divinità indù e alcuni pensatori buddhisti sono arrivati ad
Alessandria e a Roma, ma forse non c’era fra loro chi potesse tradurre i testi
dal sanscrito in greco o in latino, o un romano che si mettesse a studiare il
sanscrito. Il fatto sta che non troviamo nessun riferimento a testi come le Upanishad o i Sutra buddhisti. E neppure si trovano riferimenti polemici nei
padri, i quali citano autori con cui non sono d’accordo per mostrarne l’errore.
Nessuno cita, per esempio, la Brihadaranyaka
Upanishad, la prima Upanishad ad
abbozzare una dottrina sulla reincarnazione.
Anna: Hai affermato che la
condanna di Origene faceva comodo a Giustiniano.
Thomas: La condanna di alcune
tesi attribuite a Origene va letta nel suo contesto storico. Non voglio
analizzare le teorie di Origene sul destino dell’anima per dire sì o no sui
singoli punti. Voglio rendermi conto del problema vero e non chiudere gli
occhi. Il problema è che tanti muoiono senza aver avuto la consapevolezza della
loro partecipazione in Dio.
Anna: E questo significa che
saranno condannati in eterno, come dicevano le suore dove studiavo? “Chi è
cattivo va all’inferno e se non ci si pente all’ultimo istante si è dannati in
eterno”, aggiungevano con un sorriso che mi appariva sadico.
Thomas: È una grande sciocchezza
ridurre il cristianesimo a un mezzo per evitare l’inferno. C’è un discorso
molto più ricco nella grande tradizione cattolica. Questa corrente maestra, a
volte con le acque intorbidite, ha continuato a scorrere e ne sono venuti fuori
dei capolavori spirituali. Quindi, non banalizziamo, su questo argomento ci
vuole un approccio del tutto nuovo. Tommaso d’Aquino già diceva che non c’è
prova né pro né contro l’eternità dell’universo e la preesistenza delle anime;
quindi non cerchiamo di controbattere il neoplatonismo o l’induismo con prove
filosofiche.
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