giovedì 4 ottobre 2018

Il concilio ecumenico Costantinopoli II


Il concilio ecumenico Costantinopoli II

Anna: I primi padri della Chiesa credevano nella reincarnazione, poi nel quinto concilio ecumenico, Costantinopoli II, la Chiesa decise di mettere al bando i neoplatonici.

Thomas: I vescovi dell’impero romano d’Oriente, insieme con i legati del papa, furono convocati dall’imperatore Giustiniano a condannare un grande confessore della fede cristiana. Hanno emanato l’anatema più strano della storia della cristianità, condannarono un sant’uomo morto due secoli prima. Parlo di Origene, che ha costruito il telaio sul quale è stata tessuta la teologia lungo i secoli. Fu il primo a scrivere di metodologia teologica e a perfezionare il modo di leggere le Scritture secondo i loro molteplici significati. Ha cercato di integrare fede e cultura e di rispondere alle domande che le filosofie ponevano ai cristiani. Origene è stato un grande dono dello Spirito santo alla Chiesa. Ma due secoli dopo la sua morte l’hanno condannato.

Anna: Non può aver sbagliato chi nel concilio di Costantinopoli ha condannato Origene? Perché la Chiesa nel sesto secolo ha deciso che doveva essere condannato il neoplatonismo?

Thomas: Sono stati condannati, in modo generale, Origene e altri dopo di lui, come Evagrio Pontico, per aver accolto certe ipotesi filosofiche della tradizione platonica. Oggi si cita Origene tranquillamente; è praticamente un dottore della Chiesa. Non è possibile riflettere sull’evoluzione del pensiero cristiano senza nominare in primo luogo Origene.

Anna: Questo dimostra che la Chiesa è fallibile e che gli uomini di Chiesa possono sbagliare?

Thomas: Dietro la condanna c’era l’imperatore Giustiniano, che non era certo un uomo di Chiesa. A lui interessava il pieno controllo dell’impero; non gli importava granché di Platone né di Origene.

Anna: Questo dogma, quindi, nasce da presupposti che non hanno nulla a che vedere con la fede.

Thomas: Nasce certamente da situazioni storiche particolari che non riguardavano solamente la verità teologica, ma l’impero, il potere, l’ordine pubblico.

Anna: È molto interessante quello che dici. Significa che questo dogma può anche essere rivisto?

Thomas: I dogmi non si rivedono, ma quando l’argomento è visto sotto una nuova luce, s’innesca l’evoluzione del dogma. Vedere la questione sotto un’angolatura diversa ci aiuta a scoprire altri sensi e altri significati che erano impliciti nell’espressione dogmatica precedente.

Anna: Se l’interesse di Giustiniano porta la Chiesa a pronunciare un dogma che è condizionato più dal potere temporale che da quello spirituale, per quale motivo ha condizionato i successivi mille e cinquecento anni di storia e deve continuare a influire ancora sui prossimi?

Thomas: La storia ci condiziona sempre. In quel momento storico la Chiesa conosceva Plotino e Origene, ma non sapeva nulla delle Upanishad né dei testi buddhisti. La conoscenza di questi testi da parte dei cattolici è una novità dei nostri tempi.

Anna: E’ probabile che tramite le carovane, che attraversavano tutta l’Asia, siano giunti fino a noi, fino in Grecia, fino a Roma i testi delle Upanishad.

Thomas: Qualcosa vi è giunto. Gli adoratori delle divinità indù e alcuni pensatori buddhisti sono arrivati ad Alessandria e a Roma, ma forse non c’era fra loro chi potesse tradurre i testi dal sanscrito in greco o in latino, o un romano che si mettesse a studiare il sanscrito. Il fatto sta che non troviamo nessun riferimento a testi come le Upanishad o i Sutra buddhisti. E neppure si trovano riferimenti polemici nei padri, i quali citano autori con cui non sono d’accordo per mostrarne l’errore. Nessuno cita, per esempio, la Brihadaranyaka Upanishad, la prima Upanishad ad abbozzare una dottrina sulla reincarnazione.

Anna: Hai affermato che la condanna di Origene faceva comodo a Giustiniano.

Thomas: La condanna di alcune tesi attribuite a Origene va letta nel suo contesto storico. Non voglio analizzare le teorie di Origene sul destino dell’anima per dire sì o no sui singoli punti. Voglio rendermi conto del problema vero e non chiudere gli occhi. Il problema è che tanti muoiono senza aver avuto la consapevolezza della loro partecipazione in Dio.

Anna: E questo significa che saranno condannati in eterno, come dicevano le suore dove studiavo? “Chi è cattivo va all’inferno e se non ci si pente all’ultimo istante si è dannati in eterno”, aggiungevano con un sorriso che mi appariva sadico.

Thomas: È una grande sciocchezza ridurre il cristianesimo a un mezzo per evitare l’inferno. C’è un discorso molto più ricco nella grande tradizione cattolica. Questa corrente maestra, a volte con le acque intorbidite, ha continuato a scorrere e ne sono venuti fuori dei capolavori spirituali. Quindi, non banalizziamo, su questo argomento ci vuole un approccio del tutto nuovo. Tommaso d’Aquino già diceva che non c’è prova né pro né contro l’eternità dell’universo e la preesistenza delle anime; quindi non cerchiamo di controbattere il neoplatonismo o l’induismo con prove filosofiche.

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