La
Chiesa e il divorzio
Anna: Facciamo l’ipotesi di
due cattolici che si sposano in Chiesa e poi scoprono di non andare d’accordo;
il caso più frequente senza arrivare agli estremi del marito ubriacone che
violenta la figlia. Perché la Chiesa non ammette il divorzio almeno in alcune
situazioni disastrate?
Thomas: Bisogna far crescere
l’amore in una situazione di non amore, far crescere la vita in una situazione
di non vita.
Anna: Vuoi dire che una
moglie, in nome del sacramento del matrimonio, deve accettare un marito
violento che la picchia, la violenta e rischia persino di ucciderla? E i casi
di femminicidio sono diventati così numerosi!
Thomas: No, chiaramente no.
Anna: Allora si deve dare loro
la possibilità di separarsi, e poi di divorziare.
Thomas: Separarsi forse. La
soluzione della Chiesa è salomonica, arriva a dire che non si sono mai sposati.
Poniamo una questione storica. La Chiesa ortodossa da secoli ammette che il
tentato omicidio, l’adulterio e l’apostasia sono tre tipi di morte morale che
uccidono il matrimonio.
Anna: Quindi la Chiesa
ortodossa è più avanzata di quella Cattolica?
Thomas: Ha una sua tradizione.
Nel sedicesimo secolo, quando a Brest un gruppo di cristiani Ortodossi si unì
in massa alla Chiesa di Roma, il Vaticano, pur sapendo che secondo la
disciplina della Chiesa ortodossa ci potevano essere persone già al secondo o
al terzo matrimonio, non suscitò la questione.
Anna: Era pur sempre
l’eccezione che confermava la regola, l’eccezione per i fratelli che tornavano
in seno alla Chiesa, per i quali c’era una maggiore comprensione. Erano
fratelli separati; la Chiesa ha chiuso un occhio, forse entrambi. E oggi ci
sono alcuni casi di pastori protestanti con moglie e figli che, diventando
cattolici, si portano dietro tutta la famiglia.
Thomas: Il fatto storico
dell’unione di Chiese ortodosse con Roma pone una questione teologica che non è
affrontata in questo momento nelle facoltà pontificie. Si porrebbe qualora la
Chiesa di Roma desiderasse abbracciare fraternamente la Chiesa di Mosca in una
comune Eucaristia.
Anna: Il problema è anche far
camminare la Chiesa con il passo dei tempi. Ormai è un dato di fatto che in
tutte le nazioni civili esiste il divorzio, come esiste una legge sull’aborto,
quindi ignorarlo e farne una questione dogmatica è a mio avviso un errore, che
allontana molti cattolici dalla fede. Pensiamo alle persone divorziate che non
possono accedere ai sacramenti! Anche se Papa Francesco, nella sua visione di
misericordia, ha aperto in qualche modo a questa possibilità, ma ha stabilito
che sarà il vescovo a decidere caso per caso.
Thomas: Anziché battere le
mani e dire: “Evviva il divorzio! Evviva l’aborto!”, vediamo perché la Chiesa
ci vede qualcosa di intrinsecamente male.
Anna: Siamo perfettamente
d’accordo che l’aborto è un trauma, una tragedia per una donna e va evitato, ma
se la donna è stata violentata, se ha già tanti figli e non ha soldi per
mantenerli, se è ammalata, se il feto è a rischio, forse si può lasciare a lei
il diritto di scegliere. Così, siamo perfettamente d’accordo che la rottura di
una coppia, sposata o non in Chiesa, sia un fatto intrinsecamente negativo,
però se non c’è più amore è soltanto un vuoto artificio sociale.
Thomas: Come può sussistere un
vincolo sacramentale là dove non esiste l’amore? Qualcuno direbbe che, come non
esiste più l’Eucaristia se il pane consacrato si corrompe — per esempio, quando
compare la muffa — così fra gli sposi, distrutto l’amore, non c’è più il
vincolo. O forse non c’era mai stato, nonostante la cerimonia in chiesa e tutto
il resto. Non sono competente in questa materia, e personalmente non penso che
una nuova teoria serva a risolvere le situazioni reali delle coppie. Sento
profondamente le difficoltà di mente e di cuore che esprimi tu, insieme con
milioni di cattolici.
Anna: Hai citato prima
l’accordo di Brest. È quella l’unica eccezione che ha fatto la Chiesa?
Thomas: Naturalmente c’era il
caso della dissoluzione dei matrimoni celebrati con rito ecclesiastico e non
consumati, matrimonium ratum et non
consummatum. Una soluzione inventata per le vicende delle famiglie reali,
quando il vincolo non conveniva più per motivi politici o diplomatici. Il
principe sposava la principessa di un altro paese ma scoppiava la guerra prima
che si unissero; per i due Stati, diventati nemici, quel matrimonio non aveva
più senso politico, e il papa lo scioglieva.
Anna: La Sacra Rota annulla il
vincolo del matrimonio anche quando non è stato consumato, nel caso d’impotenza
maschile, oppure se la moglie scopre che il marito è omosessuale.
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