giovedì 4 ottobre 2018

La Chiesa e il divorzio


La Chiesa e il divorzio

Anna: Facciamo l’ipotesi di due cattolici che si sposano in Chiesa e poi scoprono di non andare d’accordo; il caso più frequente senza arrivare agli estremi del marito ubriacone che violenta la figlia. Perché la Chiesa non ammette il divorzio almeno in alcune situazioni disastrate?

Thomas: Bisogna far crescere l’amore in una situazione di non amore, far crescere la vita in una situazione di non vita.

Anna: Vuoi dire che una moglie, in nome del sacramento del matrimonio, deve accettare un marito violento che la picchia, la violenta e rischia persino di ucciderla? E i casi di femminicidio sono diventati così numerosi!

Thomas: No, chiaramente no.

Anna: Allora si deve dare loro la possibilità di separarsi, e poi di divorziare.

Thomas: Separarsi forse. La soluzione della Chiesa è salomonica, arriva a dire che non si sono mai sposati. Poniamo una questione storica. La Chiesa ortodossa da secoli ammette che il tentato omicidio, l’adulterio e l’apostasia sono tre tipi di morte morale che uccidono il matrimonio.

Anna: Quindi la Chiesa ortodossa è più avanzata di quella Cattolica?

Thomas: Ha una sua tradizione. Nel sedicesimo secolo, quando a Brest un gruppo di cristiani Ortodossi si unì in massa alla Chiesa di Roma, il Vaticano, pur sapendo che secondo la disciplina della Chiesa ortodossa ci potevano essere persone già al secondo o al terzo matrimonio, non suscitò la questione.

Anna: Era pur sempre l’eccezione che confermava la regola, l’eccezione per i fratelli che tornavano in seno alla Chiesa, per i quali c’era una maggiore comprensione. Erano fratelli separati; la Chiesa ha chiuso un occhio, forse entrambi. E oggi ci sono alcuni casi di pastori protestanti con moglie e figli che, diventando cattolici, si portano dietro tutta la famiglia.

Thomas: Il fatto storico dell’unione di Chiese ortodosse con Roma pone una questione teologica che non è affrontata in questo momento nelle facoltà pontificie. Si porrebbe qualora la Chiesa di Roma desiderasse abbracciare fraternamente la Chiesa di Mosca in una comune Eucaristia.

Anna: Il problema è anche far camminare la Chiesa con il passo dei tempi. Ormai è un dato di fatto che in tutte le nazioni civili esiste il divorzio, come esiste una legge sull’aborto, quindi ignorarlo e farne una questione dogmatica è a mio avviso un errore, che allontana molti cattolici dalla fede. Pensiamo alle persone divorziate che non possono accedere ai sacramenti! Anche se Papa Francesco, nella sua visione di misericordia, ha aperto in qualche modo a questa possibilità, ma ha stabilito che sarà il vescovo a decidere caso per caso.

Thomas: Anziché battere le mani e dire: “Evviva il divorzio! Evviva l’aborto!”, vediamo perché la Chiesa ci vede qualcosa di intrinsecamente male.

Anna: Siamo perfettamente d’accordo che l’aborto è un trauma, una tragedia per una donna e va evitato, ma se la donna è stata violentata, se ha già tanti figli e non ha soldi per mantenerli, se è ammalata, se il feto è a rischio, forse si può lasciare a lei il diritto di scegliere. Così, siamo perfettamente d’accordo che la rottura di una coppia, sposata o non in Chiesa, sia un fatto intrinsecamente negativo, però se non c’è più amore è soltanto un vuoto artificio sociale.

Thomas: Come può sussistere un vincolo sacramentale là dove non esiste l’amore? Qualcuno direbbe che, come non esiste più l’Eucaristia se il pane consacrato si corrompe — per esempio, quando compare la muffa — così fra gli sposi, distrutto l’amore, non c’è più il vincolo. O forse non c’era mai stato, nonostante la cerimonia in chiesa e tutto il resto. Non sono competente in questa materia, e personalmente non penso che una nuova teoria serva a risolvere le situazioni reali delle coppie. Sento profondamente le difficoltà di mente e di cuore che esprimi tu, insieme con milioni di cattolici.

Anna: Hai citato prima l’accordo di Brest. È quella l’unica eccezione che ha fatto la Chiesa?

Thomas: Naturalmente c’era il caso della dissoluzione dei matrimoni celebrati con rito ecclesiastico e non consumati, matrimonium ratum et non consummatum. Una soluzione inventata per le vicende delle famiglie reali, quando il vincolo non conveniva più per motivi politici o diplomatici. Il principe sposava la principessa di un altro paese ma scoppiava la guerra prima che si unissero; per i due Stati, diventati nemici, quel matrimonio non aveva più senso politico, e il papa lo scioglieva.

Anna: La Sacra Rota annulla il vincolo del matrimonio anche quando non è stato consumato, nel caso d’impotenza maschile, oppure se la moglie scopre che il marito è omosessuale.

Thomas: Negli ultimi due casi non si tratta dello scioglimento del vincolo ma di un decreto di nullità, la dichiarazione che il matrimonio non è mai esistito, perché mancavano le condizioni per un matrimonio sacramentale.

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