Vivere
nella Chiesa
Anna: A un certo momento della
mia vita ho chiuso con le istituzioni, con il ritualismo vuoto. Ho detto basta
con l’archeologia spirituale! Mi sono spogliata degli orpelli, delle
sovrastrutture culturali ed ho preferito immaginare la mia anima camminare nuda
alla ricerca di Dio. Quando vai in Chiesa, non vedi quante poche persone
seguono quello che sta facendo realmente il sacerdote sull’altare? La maggior
parte si scambia pettegolezzi. A me non piacciono le imposizioni e amo la
libertà. Scelgo io come mettermi in contatto con Dio. Perché devi essere tu a
dirmi come devo fare?
Thomas: E, infatti, non ti ho
detto mai niente del genere! Ti puoi mettere in contatto con Dio nella piena
libertà. Però sei ancora nella Chiesa. Uscirne non è tanto facile! Bisogna
pubblicamente denunziare il proprio battesimo.
Anna: Non avrebbe senso. Che
cosa importa se sono stata battezzata, se mi sono sposata con il rito ortodosso
o indù? L’essere umano deve imparare a superare due grandi difetti, che minano
alla base la convivenza civile: l’ipocrisia, che vuol dire anche menzogna, e la
violenza, la malvagità. Mentre la conquista più importante è la libertà. La
libertà di azione e di pensiero. Se si sta in una Chiesa, qualunque essa sia, e
per Chiesa intendo anche un partito — per questo io non ho mai preso una
tessera pur avendo le mie idee politiche –, non si è mai liberi. Questo non
vuol dire che non ammiri e apprezzi chi, all’interno di un partito, combatte
per la giustizia e la libertà di tutti.
Thomas: Ma non è questo puro
individualismo? Camminare nella verità significa anche praticare la
compassione, la condivisione, la solidarietà.
Anna: Non posso esprimere la
solidarietà, la compassione in modo diverso? Devo per forza andare in
parrocchia o prendere una tessera di partito? Non posso avere le mie idee
religiose e politiche senza far parte di nessuna confraternita? Non posso
aiutare i poveri senza passare per un’istituzione ecclesiastica? Non posso
aiutare chi soffre senza portare un abito monacale? Non posso fare le mie
battaglie di giornalista per la verità e la giustizia senza avere una tessera?
Anzi, proprio il lavoro che ho scelto m’impone di non aderire a nessun partito.
Thomas: Non si tratta di far
parte di una confraternita, ma di far parte di una realtà di comunione, di
condivisione.
Anna: Ma io vivo con gli
altri, in mezzo agli altri e per gli altri, soltanto che rifiuto un’etichetta.
Non appartengo a una “Chiesa” tra virgolette. E questo concetto di libertà l’ho
pagato caro quando mi sono trovata disoccupata! Perché, pur avendo le mie idee
politiche, non avevo uno sponsor. Così ho dovuto attendere cinque anni prima di
essere assunta per intervento del sindacato. Ero una dei precari con più
contratti sulle spalle, così l’azienda ha sanato una situazione. E mentre io
aspettavo, gli altri, quelli che appartenevano appunto alle varie Chiese
politiche, mi passavano sulla testa come siluri. Sono andata sempre avanti,
passo dopo passo, soltanto con le mie forze. E questo mi dà una grande gioia,
perché non devo dire grazie a nessuno.
Thomas: Perché ti dà gioia il
fatto che non devi ringraziare nessuno?
Anna: Perché in tutto il
mondo, dalla notte dei tempi, quando qualcuno ti fa un favore in genere chiede
sempre qualcosa in cambio, o la tua libertà mentale o la tua libertà fisica o
il tuo corpo. Ho trovato pochissime persone disinteressate.
Thomas: Dio ti lascia libera o
ti condiziona?
Anna: Lui mi lascia libera e,
infatti, io lo cerco a modo mio. Non lo cerco secondo quello che impongono le
varie istituzioni religiose, orientali o occidentali che siano.
Thomas: Ma tu ringrazi Dio per
qualcosa?
Anna: Ho scritto una poesia
che dice in sintesi: Grazie, o mio Signore, per il sole, per il cielo, per la
terra, per le nubi, per la vita, per la morte, per il silenzio e per l’amore.
Una laude laica in chiave francescana. Lo ringrazio per tutte queste cose che
sono attorno a me. Credo di avere un senso religioso della vita
Thomas: Con la tua “laude
laica” esprimi l’appartenenza all’universo, un senso di comunione cosmica. Dio
il Creatore è presente nel cosmo, quindi tu vivi in Lui, Lui è in te, oppure
Lei, come vuoi.
Anna: Perché essendo perfetto,
non si può identificarlo con un genere sessuale.
Thomas: Dio, trascendente
rispetto al maschio e alla femmina, è immanente nel maschio e nella femmina.
Dio si rivela a noi sotto simboli e ognuno li interpreta attraverso i propri
schemi culturali. La Chiesa ha sempre cercato di reinterpretare i simboli della
rivelazione. Comunque, se abbiamo il senso della presenza di Dio e della nostra
appartenenza alla realtà divina, siamo partecipi di Dio.
Anna: Se si ha un senso
religioso della vita, si rispetta e si ama qualsiasi essere vivente, perché si
è consapevoli di appartenere tutti alla stessa essenza cosmica, divina,
immutabile. “Tu hai un diritto particolare, o privilegio, relativo alla
condizione umana, all’azione — dice Krishna — ma in nessun caso un diritto ai
suoi frutti”.[i]
Thomas: L’universo mutevole e
contingente di cui facciamo parte rivela l’opera di Dio. Penso che sarà
l’Oriente a insegnare all’uomo occidentale il vero “rispetto della vita”, che è
la riverenza davanti ad ogni essere vivente. Allora torneremo a vedere Dio
tanto nel nascituro quanto nel moribondo, tanto nell’essere umano quanto
nell’ambiente in cui nasce, e la vita, non più stracciata dalla violenza degli
uomini, sarà veramente “una tunica inconsutile”.
Anna: Papa Francesco, nel suo
discorso all’Onu il 25 settembre 2015, ha toccato tutti i problemi di cui
soffre oggi il nostro pianeta: La mancanza di rispetto per l’ambiente, le
guerre, l’avidità, l’egoismo, la povertà.
Nel 2050 saremo quasi dieci miliardi di abitanti. Ha chiesto terra, casa
e lavoro per tutti. Ha detto che qualsiasi violenza fatta all’ambiente è un
danno all’umanità. Il nostro pianeta è un dono del Creatore – ha sottolineato
papa Bergoglio – pertanto non possiamo abusarne né tantomeno distruggerlo.
“E’ un bene fondamentale per tutti.
L’esclusione economica e sociale è una negazione totale della fraternità umana
e un gravissimo attentato ai diritti umani e all’ambiente”. I più poveri sono
quelli che soffrono maggiormente per quella che ha definito la “cultura dello
scarto.”
Thomas: Ho letto l’enciclica Laudato
si’ e l’ho trovata un documento pari
a quelli del Concilio Vaticano II. Dalla prima all’ultima pagina si respira
l’aria del dialogo che animò il Concilio, tanto è vero che il Papa ha voluto
citare il messaggio sull’ambiente del Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli,
prima di fare riferimento ai teologi cattolici. Ma il documento l’ho visto pure
come un discorso di vasta cultura, come conviene a un gesuita. Le affermazioni
scientifiche sono basate sulle ricerche più recenti scritte dai climatologi più
autorevoli. Rimane al centro delle preoccupazioni del Papa la sorte dei popoli
più vulnerabili. Per lui, la salvezza del pianeta è subordinata alla
liberazione dei poveri e degli oppressi, al bene comune delle creature e non
alla tutela dell’economia industriale.
[i]Bhagavad Gita,
38. swami Shivananda, Brahamacharya,
Teoria e pratica della Castità. Pag. 116. Editrice Vidyananda
39. Sri Aurobindo, La Isha Upanisad.
Sri Aurobindo Ashram, Pondicherry India
39. Hans Urs Von Balthasar. Le
lettere pastorali di San P. pag. 33. Jaca Book
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